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La costante asimmetria tra i mezzi e i fini della politica

, di Fabrizio Pezzani - ordianrio di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni
La evidenzia il dibattito sul debito pubblico, l'immigrazione e il processo breve

Questo periodo storico sembra caratterizzato da un dibattito continuo sui mezzi ma da una disattenzione allarmante rispetto a quei fini a cui i mezzi dovrebbero essere ricondotti. I fini chiariscono lo scenario a cui tendere e sono espressivi dei valori materiali ed immateriali a cui i mezzi devono tendere, per questo è necessaria una visione a lungo termine che oggi è sottomessa a una di breve o brevissimo termine. Per capirlo è sufficiente fermarsi a tre elementi di continuo dibattito: il debito pubblico, il patto di stabilità e il federalismo; l'emergenza immigrazione e la politica estera; la lunghezza della procedure giudiziarie e il processo breve.

Il debito pubblico sta navigando verso i 1.900 mld di euro e il rischio reale di un aumento dei tassi può generare un aumento degli interessi sui titoli di stato superiore ai possibili recuperi di spesa tramite una politica più rigorosa di controllo realizzata anche con il patto di stabilità interno, mezzo per realizzare il fine di contenimento della spesa. La spesa va ridotta sia in valori assoluti ma soprattutto nella sua inefficienza. Il patto, però, è pensato in una logica di uniformità rispetto ai soggetti (enti pubblici territoriali) cui è destinato e non è orientato a percepire la diversità territoriale del paese che è tale da secoli. In questo senso è pensato il federalismo fiscale, ma ad oggi il paese reale è disallineato con quello istituzionale. I vincoli sono posti con tagli di spesa lineari in modo uniforme rispetto alla diversità dei territori (i tetti di spesa) e colpiscono le singole voci di spesa (indebitamento, cassa, investimenti) orientando il controllo solo sugli input e non sugli output e irrigidendo così la gestione, che perde la visione della sua unitarietà non potendo operare tra voci diverse. In questo modo l'orizzonte temporale cui ci si deve orientare è il breve termine, a causa anche della variabilità del patto, la rigidità gestionale indotta nei soggetti controllati impedisce così una concreta manovra per rendere efficiente la spesa, specie quella corrente, quindi la conseguente inefficienza che ne deriva finisce per scaricarsi di nuovo sul debito che la ritorna con nuovi tagli lineari avviando una sorta di loop negativo. Il controllo diventa sempre più centralizzato e comprime lo sviluppo delle autonomie in senso federale. I mezzi si contrappongono evidentemente ai fini. Il tema dell'immigrazione dovrebbe essere visto in uno scenario di lungo respiro perché la storia sta voltando pagina e le dinamiche sociali ci pongono di fronte a problemi che non sono emergenze temporanee ma problemi con cui dovremo convivere. Si rende necessaria una visione di più ampio respiro che possa essere finalizzata a una politica estera in grado di vedere in questi problemi anche delle opportunità. In questo senso sarebbe stata auspicabile l'idea da parte del nostro paese di proporsi come coordinatore di un piano Marshall europeo per il nord-africa al fine di avviare una politica di condivisione e di unione e non di scontri e divisioni e creare le basi per un nuovo modello sociale del mediterraneo. La visione di breve periodo orienta a una soluzione, risolvere il problema adesso, che pregiudica la possibilità di realizzare quei fini di auspicabile politica estera perché innesta elementi contradditori e conflittuali. Il processo breve ha la finalità, così come enunciato dai suoi fautori, di ridurre i tempi delle prescrizioni e quindi abbreviare i tempi dei processi. Ora non è chiaro se l'abbreviazione significa non portarli a compimento, che non è esattamente la stessa cosa. La riduzione dei tempi dei processi si realizza tramite lo snellimento delle procedure che li accompagnano e non solo per legge, altrimenti abbiamo l'effetto opposto. Il contesto attuale, con le difficoltà poste dalla crisi, sta aumentando sia i contenziosi civili e penali, sia l'emanazione di nuove è più stringenti norme per ridurre il tasso di criminalità presente nel paese con la conseguenza che i tempi delle procedure giudiziarie si allungano inesorabilmente e vanno a incocciare con la riduzione dei tempi necessari per espletarle. Ancora una volta i mezzi per raggiungere i fini diventano un ostacolo per la loro realizzazione.