La Commissione europea dichiara guerra alla corruzione
Se in Italia, come ha dichiarato di recente il procuratore generale della Corte dei conti, sembra essersi imposta una "vera e propria cultura della corruzione", è da leggersi con favore la presentazione da parte della Commissione europea di una serie di misure che l'Unione europea intende mettere in atto nei prossimi anni per stimolare la carente volontà politica degli stati membri contro un crimine che, nelle sue molteplici forme, si stima comporti un costo di 120 miliardi di euro a livello europeo (60 miliardi solo in Italia secondo la Corte dei conti).
Considerando che oggi i trattati europei indicano la corruzione come una priorità da affrontare su basi comuni, la presentazione del c.d. "pacchetto anti-corruzione" risulta essere il primo segnale concreto delle istituzioni europee in questa direzione. Finora, infatti, l'impegno dell'Unione europea contro questo problema si è limitato a interventi disorganici e scarsamente vincolanti, ma soprattutto incapaci di generare il necessario impulso politico in capo agli stati membri. Proprio sotto quest'ultimo aspetto le misure presentate il 6 giugno dalla commissaria europea agli Affari interni, Cecilia Malström, sembrano segnare una svolta. A partire dal 2013 e con cadenza biennale, verrà pubblicata una "Relazione anti-corruzione europea" in cui si analizzeranno i risultati, le lacune e l'impegno degli stati membri contro la corruzione, sulla base dei quali la Commissione valuterà l'opportunità di ulteriori iniziative, tra cui non è esclusa l'armonizzazione di fattispecie penali. A supporto e completamento di questo meccanismo di controllo è, inoltre, prevista la partecipazione dell'Unione europea al sistema di monitoraggio Greco (Group of states against corruption), creato nel 1999 all'interno del Consiglio d'Europa. La proposta di introdurre il primo sistema di verifica dell'Unione europea nella lotta alla corruzione attraverso le relazioni anticorruzione costituisce un sensibile passo in avanti contro tale fenomeno, considerato che gli unici controlli operativi sono oggi diretti ai soli stati candidati ad entrare nell'Unione europea. Ciononostante l'efficacia di tale meccanismo dipenderà molto dal modo in cui sarà definita la partecipazione dell'Unione europea al Greco: se nella strategia della Commissione questa forma di cooperazione contribuirà ad aumentare la pressione politica sugli stati membri, sarà fondamentale evitare la creazione di sovrapposizioni e confusione tra i due sistemi. Inoltre, dal grado di coinvolgimento dell'Unione europea al Greco dipenderà un altro importante aspetto della politica anticorruzione europea quale la valutazione delle istituzioni europee, un passo che risulta auspicabile alla luce degli scandali che in passato hanno coinvolto la Commissione e, più di recente, il Parlamento europeo. Se, dunque, le misure proposte prospettano un più intenso impegno contro la corruzione, solo sfruttando le sinergie con i sistemi di monitoraggio predisposti dagli altri organismi internazionali (in primis con il Greco del Consiglio d'Europa), l'Unione europea potrà proporsi come un nuovo protagonista sullo scenario internazionale della lotta alla corruzione. Forse così gli stati membri saranno tenuti ad affrontare con maggior rigore un reato che sottrae ingenti risorse alle finanze pubbliche oggi più che mai in stato di difficoltà. Dubbi rimangono sulla possibilità che ciò basti agli italiani per ridurre sostanzialmente quell'assuefazione alla corruzione che sembra sempre più diventare cifra culturale del nostro paese.