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Innovazione, storia e crescita: il Nobel che (ri)mette al centro la conoscenza

, di Barbara Orlando e Andrea Costa
Il Premio Nobel per l’Economia 2025 a Philippe Aghion, Peter Howitt e Joel Mokyr celebra il ruolo della conoscenza e dell’innovazione come motori della crescita. I commenti di Guido Tabellini e Alfonso Gambardella

Il premio Nobel per l’economia 2025 è un messaggio forte e chiaro: se vuoi capire cosa spinge davvero il progresso, non puoi prescindere dalla conoscenza, dal sapere, dall’innovazione. A conquistare il riconoscimento quest’anno sono Philippe Aghion, Peter Howitt e Joel Mokyr: un teorico della crescita, un modellatore matematico e uno storico economico.

“Aghion, Howitt e Mokyr hanno studiato come e perchè la conoscenza e l’innovazione tecnologica siano i fondamenti della crescita economica”, osserva Alfonso Gambardella full professor del Dipartimento di Management e Tecnologia della Bocconi e Co direttore dello ION Management Science Lab di SDA Bocconi School of Management. In effetti, è proprio nel connubio tra le due linee d’indagine — quella teorico-modello e quella storica — che sta il valore straordinario di questo trio.

 

La teoria della distruzione creatrice ingegnerizzata

Il nucleo dell’apporto di Aghion e Howitt risiede nella formalizzazione della teoria schumpeteriana della distruzione creatrice “ovvero il processo continuo per cui nuove tecnologie fanno diventare obsolete quelle esistenti, spingendo le imprese a innovare o soccombere. Nella loro visione, la crescita economica è alimentata da una spirale virtuosa: la competizione sprona l’innovazione, le innovazioni battono le tecnologie precedenti, ciò induce nuova concorrenza, e così via. È un equilibrio intricato tra rischi, incentivi e opportunità. La crescita”, sintetizza Gambardella, “dipende da una spirale positiva in cui, in concorrenza, ci sono imprese che innovano superate in seguito da imprese con innovazioni migliori”.

I modelli derivanti da quest’impostazione non sono astratti esercizi matematici: essi consentono di capire come le politiche pubbliche — come la regolamentazione, la tutela della proprietà intellettuale, gli incentivi alla ricerca — possano influenzare la propensione delle imprese a innovare. Ciò risulta particolarmente rilevante in un’epoca in cui tecnologia, intelligenza artificiale e cambiamento climatico stanno imponendo sfide radicali.

 

La lente storica: Mokyr, ideazioni e cultura dell’innovazione

Ma i modelli, da soli, non bastano. Entra in campo allora Joel Mokyr, storico dell’economia la cui prospettiva restituisce profondità alle dinamiche teoriche. Mokyr scava le radici del cambiamento: come hanno fatto culture, tolleranza, scambi intellettuali e istituzioni a favorire l’emergere del progresso scientifico e tecnologico?

Gambardella sintetizza così il contributo di Mokyr: “ha individuato nella diversità, nella tolleranza e nel libero scambio delle idee, che maturarono nell’Europa alla vigilia della rivoluzione industriale, le cause del progresso della ricerca scientifica, della conoscenza e quindi dell’innovazione e della crescita. Un discorso estremamente attuale.” A ben vedere, Mokyr suggerisce che non basta investire in ricerca: serve un contesto sociale e istituzionale che permetta alle idee di circolare, cozzare, ibridarsi.

 

Bocconi e i nuovi Nobel: un dialogo che viene da lontano

“Si tratta di un premio meritatissimo”, commenta Guido Tabellini, economista e vice presidente della Bocconi. “Aghion e Howitt si sono concentrati sulle determinanti della capacità di innovare delle imprese, elaborando modelli teorici a cui hanno fatto seguito studi empirici. Mokyr ha osservato gli stessi temi in una prospettiva storica, studiando i fattori alla radice del progresso scientifico e tecnologico. Tutti e tre hanno saputo anticipare temi la cui importanza è oggi riconosciuta da tutti.”

C’è un rapporto personale e istituzionale che lega i tre Nobel alla Bocconi: Aghion è stato visiting professor in Bocconi, e sia Aghion che Mokyr hanno partecipato alla Conference in Honor of Guido Tabellini. Inoltre, Tabellini è coautore di Mokyr nel volume Two Paths to Prosperity, che indaga come cultura, istituzioni e organizzazione sociale abbiano condotto Europa e Cina lungo percorsi divergenti nel lungo periodo.