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Un cambio di rotta nei requisiti di trasparenza rischia di rallentare la transizione verde del sistema finanziario. E lascia le banche senza gli strumenti per misurare e gestire il rischio climatico

Il sistema bancario rappresenta un meccanismo di trasmissione fondamentale per la buona riuscita della lotta al cambiamento climatico nell’Unione Europea. Agli istituti di credito si richiede di misurare e rendere pubblici i finanziamenti verso i settori maggiormente responsabili della produzione di gas serra, come l’acciaio o la produzione di energia, consentendone gradualmente la riconversione verso tecnologie meno inquinanti. In questo modo le banche svolgono un ruolo di pubblico interesse e insieme, aiutando i propri debitori a pianificare per tempo la transizione ecologica, li mettono al riparo dal rischio di un brusco risveglio che porterebbe con sé fallimenti e perdite.

Dal 2022, con sempre maggiore insistenza, la BCE ha chiesto alle grandi istituzioni creditizie di misurare (o almeno stimare) l’impatto che i finanziamenti erogati esercitano sul riscaldamento globale, dotandosi di indicatori di rischio e monitorandoli in modo che il Consiglio di amministrazione possa favorire un progressivo spostamento verso investimenti più sostenibili. Dal 2023 l’Autorità Bancaria Europea ha introdotto un reporting obbligatorio con cui i maggiori istituti informano il pubblico sugli esiti di questi tentativi e sulle traiettorie previste fino al 2050 (quando dovrebbero essere completamente azzerate le emissioni nette di gas serra).

Affinché questo sforzo abbia esito positivo, è importante non lasciare sul sistema creditizio tutta la responsabilità della transizione, che deve essere innanzi tutto promossa dal settore pubblico. Pensiamo ad esempio ai mutui immobiliari: visto che gran parte dei gas serra è emessa dagli impianti di riscaldamento, sono necessari incentivi che consentano ai proprietari di apportare migliorie rivolte a risparmiare energia e a evitare l’uso di fonti particolarmente inquinanti.

Nell’ambito di questa collaborazione virtuosa tra pubblico e privato, l’Unione Europea ha introdotto due importanti provvedimenti: la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive). La prima obbliga un numero crescente di aziende a rendicontare in modo dettagliato e trasparente i propri impatti ambientali, sociali e di governance; la seconda impone alle grandi aziende di identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente dei propri fornitori e clienti. Con la progressiva entrata in vigore di queste norme, prevista nei prossimi anni, le banche avrebbero ricevuto un volume crescente di dati omogenei, standardizzati e tendenzialmente attendibili per conoscere l’effettivo contenuto di gas serra delle attività finanziate.

Lo scorso febbraio, tuttavia, la Commissione Europea ha chiesto a Parlamento e Consiglio di mettere in pausa questi provvedimenti per poterli sensibilmente edulcorare, riducendo di oltre l’80% il novero dei soggetti tenuti al reporting e in misura ancora maggiore il volume di dati richiesti. Questa brusca inversione di marcia, denominata “Pacchetto omnibus”, è stata giustificata con il mantra della competitività, anche alla luce dell’atteggiamento molto permissivo tenuto negli Usa dall’amministrazione Trump.

Si tratta di un’impostazione caricaturale e sventurata. Il primo requisito per essere competitivi è rimanere vivi e, se alle banche non verranno fornite le informazioni necessarie per conoscere e temperare i rischi climatici delle imprese a cui prestano denaro, sarà come costringerle a guidare nella nebbia su una strada ricca di insidie. Dire che le regole soffocano il mercato è come dire che l’acqua annega i pesci: quando nel 2023 Silicon Valley Bank saltò per aria perché i suoi rischi non venivano adeguatamente vigilati, ringraziammo il cielo che le banche europee fossero soggette a uno scrutinio più stringente. Neanche il tempo di lasciar asciugare l’inchiostro di quella storia, e di nuovo si vorrebbe far credere che le norme e la trasparenza siano solo un inutile impiccio. 

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