Inizia la primavera dell’industria solare
L'Italia ha rinnovato negli ultimi 10 anni oltre il 60% del parco di generazione termoelettrico, che oggi è tra i più nuovi al mondo. Un risultato importante, ma che non è sufficiente per rispondere alle sfide poste dalle recenti politiche europee. L'Europa ha scelto le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica come ambiti privilegiati per combattere i cambiamenti climatici e sostenere l'innovazione delle proprie imprese. In quest'ambito sono stati posti obiettivi ambiziosi al 2020, in termini di miglioramento dell'efficienza, di penetrazione delle fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni di gas serra. Obiettivi raggiungibili, ma che impongono un ripensamento delle modalità di investimento nell'intero settore energetico.
Per l'Italia nel gennaio 2008 sono stati fissati al 2020 gli obiettivi di una penetrazione del 17% delle fonti rinnovabili nel bilancio energetico e di una riduzione del 13% rispetto al 1990 delle emissioni di gas serra nei settori non monitorati dalla direttiva relativa al sistema europeo di scambio dei permessi di emissione negoziabili: una sfida che raggiunge le piccole imprese, le amministrazioni locali, il terziario, l'industria delle costruzioni. È l'occasione per cercare una nuova competitività per le imprese italiane, per puntare sull'innovazione, per affrontare la concorrenza internazionale con armi nuove, coniugando nuova imprenditorialità e ricerca. Ci sono esempi recenti che mostrano come il settore del fotovoltaico possa rappresentare un campo di connubio originale tra impresa e innovazione, con prospettive di mercato a livello internazionale di grande interesse economico. In Italia nel 2007 sono stati installati 50 mw di impianti fotovoltaici, tanti quanti ne erano stati installati fino ad allora. Nel 2008 si stima che ne saranno installati tre volte tanti quanti ne sono stati installati nel 2007. Una crescita esponenziale, che ripercorre quella sperimentata in Spagna e Germania, dove meccanismi di supporto simili a quello adottato in Italia nel febbraio 2007 sono stati adottati in precedenza: è riconosciuto un premio fisso per vent'anni a tutta la produzione fotovoltaica, finanziato direttamente dai consumatori elettrici. È il cosiddetto sistema del Conto energia, il programma che sta assumendo dimensioni importanti per il settore elettrico italiano, con impegni già superiori ai 100 mw all'anno. È un meccanismo interessante, perché consente di gestire da subito tutti i rischi legati all'investimento, senza riservare sorprese durante l'esercizio, grazie ai contratti ventennali stipulati. Quando si finanzi un impianto con un mutuo a tasso fisso, il premio ottenuto per la produzione può coprire, in tutto o in parte, le rate del finanziamento, sapendo che la produzione annua è prevedibile con ragionevole certezza (tutte le informazioni sono disponibili su www.gsel.it). Il fotovoltaico ha uno spazio del tutto particolare nell'immaginario collettivo, legato al desiderio antico di trasformare il sole in qualcosa di utile per l'uomo. Ma è anche di interesse perché è la forma di produzione di energia elettrica più vicina agli utilizzatori, quella che ciascuno può sentire più propria. Alla domanda se sia sensato spendere cifre importanti per una fonte che rimane marginale rispetto al consumo energetico complessivo, credo di possa rispondere di sì, se si pensa alle ricadute in termini di innovazione e di nuova imprenditorialità che tale fonte può portare nel lungo periodo. Se ci si limita a guardare come ridurre le emissioni di gas serra, allora ci sono alternative meno costose, ma nessuna sta vivendo una dinamica tecnologica e commerciale così effervescente. Il settore delle fonti rinnovabili dovrà crescere per forza, dati gli impegni vincolanti: farlo crescere con un occhio alle imprese domestiche può essere una sfida vincente per l'industria nazionale e per l'intera economia.