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Infrastrutture, al lavoro per tornare a crescere

, di Carlo Secchi - professore di economics of european integration alla Bocconi
Trasporti, energia e Ict sono indispensabili per migliorare efficienza e competitività del paese. E così la Commissione europea parte con la rete globale e 50 miliardi di euro

Vi è un chiaro nesso tra la realizzazione delle grandi infrastrutture e lo sviluppo economico. Se nel breve periodo i grandi lavori hanno un evidente positivo impatto congiunturale, una volta entrate in funzione, le nuove infrastrutture contribuiscono a migliorare efficienza e competitività e quindi le possibilità di sviluppo, soprattutto in un paese con gravi ritardi come l'Italia.

A livello europeo vi è un deciso impegno in questo campo, rafforzato dalla strategia Europa 2020 per la competitività e la crescita. Il lavoro della Commissione europea per la revisione e il rilancio della politica delle reti infrastrutturali (trasporti, energia e Ict) ha trovato un punto fermo il 19 ottobre 2011 con una proposta organica per il periodo di programmazione finanziaria 2014-2020. Particolarmente importante è la nuova impostazione circa le infrastrutture di trasporto (Ten-T), dove le novità riguardano sia il disegno complessivo, sia gli aspetti finanziari. Mentre in precedenza si aveva la sommatoria di progetti nazionali e di alcuni collegamenti transnazionali, ora il quadro si basa su una rete principale (core network – orizzonte 2030) a valenza europea, completata nei singoli stati dalla propria rete globale (comprehensive network – orizzonte 2050). Lo scopo è di sostenere il mercato unico e la coesione, favorendo la mobilità delle persone e delle merci sia in Europa che nei rapporti con il resto del mondo.In uno sforzo finalizzato alla crescita economica, particolare attenzione viene data alla tematica ambientale, in coerenza con la strategia Europa 2020. Sono implicite anche ampie ricadute sia dirette che indirette per le imprese, in particolare in relazione all'ulteriore sviluppo di nuove tecnologie, che già ora godono di posizioni di primato a livello mondiale. Lo sforzo finanziario è rilevante, tenuto conto delle attuali difficoltà economiche. Il nuovo fondo Connecting Europe facility dovrebbe contare su 50 miliardi di euro, di cui circa 32 per le reti di trasporto, una cifra notevolmente maggiore di quanto attualmente disponibile (8 miliardi per il periodo 2007-2013). Al fondo si affiancano sia nuovi strumenti (come i project bond) sia il potenziamento degli esistenti (come quelli di garanzia). Una sfida particolare riguarda un maggior coinvolgimento degli investitori privati, in un'ottica di partnership pubblico-privato (Ppp), tramite modalità come il project financing, con anche il sostegno del nuovo fondo e degli strumenti di garanzia, oltre che dei project bond e dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti. Per avere risultati soddisfacenti, è importante una scelta oculata dei progetti e la messa a punto di misure tali da renderli attrattivi per i capitali privati. La rete globale (core network) si compone di dieci corridoi multimodali transeuropei. Di questi, quattro interessano l'Italia. La multimodalità è una delle loro caratteristiche principali per realizzare una gestione integrata dei vari modi di trasporto che collegano i nodi principali (core) dell'Unione tra loro e con il resto del mondo. Occorrerà anche definire nuove modalità di governance per rispettare i tempi previsti e ottimizzare i potenziali effetti sinergici. Un processo importante per il futuro dell'Europa è stato così avviato. L'interesse suscitato, grazie anche al coinvolgimento di tutti gli stakeholder e all'impegno dei governi nazionali e locali, sotto la regia della Commissione, fa ben sperare di poter conseguire un salto di qualità in un percorso iniziato negli anni Novanta e che già ha registrato progressi importanti per i cittadini e le imprese europee.