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Il sistema bancario supplisce alla regia pubblica che non c'e'

, di Stefano Caselli - Algebris Chair in Longterm Investment and Absolute Return
L'internazionalizzazione degli istituti maggiori puo' trascinare sulla strada dello sviluppo anche quelli con una base solo locale

Un recente studio di Banca d'Italia (Mezzogiorno e politiche regionali, nov. 2009) fa emergere come il tema del divario fra Nord e Sud riferito al sistema bancario e finanziario italiano debba guardare molto più lontano del refrain stanco e superficiale che ricorda solo la carenza degli impieghi e dello scarso reinvestimento del risparmio generato sul territorio a favore delle aziende locali. Le condizioni ambientali, lo stato delle infrastrutture e le politiche di intervento pubblico nell'economia rappresentano un quadro di fattori che si intrecciano in un contesto in cui l'Italia occupa purtroppo, nell'area Ocse, la settima posizione nella classifica della disuguaglianza regionale interna di produzione della ricchezza.

In questo quadro di riferimento, il dibattito sul ruolo del sistema bancario nel Meridione appare ravvivato anche dalle discussioni sul progetto della Banca del Sud. La riflessione più importante ruota intorno alle scelte che il sistema bancario nazionale può concretamente mettere in atto. Tali scelte passano attraverso tre punti nodali: la logica del raccordo virtuoso; il tema dell'internazionalizzazione; il ruolo del capitale di rischio.Con riferimento alla logica del raccordo virtuoso, la politica del credito e dello sviluppo nel Sud deve confrontarsi con la presenza di molteplici azioni e strumenti locali e nazionali che convergono verso le aziende medie e piccole. Esistono oggi sul territorio numerosi meccanismi di sostegno e di supporto nell'accesso al credito: i (numerosissimi) consorzi fidi, i fondi nazionali e regionali, alcuni operatori di private equity, i meccanismi prodotti dalle camere di commercio e molti altri. Tuttavia, come illustra Confidi, imprese e territorio: le prospettive per il Mezzogiorno saggio curato dall'Associazione studi e ricerche per il Mezzogiorno, solo una minima parte di questa rilevante potenza di fuoco è in grado di scaricarsi a terra e produrre valore duraturo, per l'assenza di una regia pubblica. In attesa di questa, il sistema bancario può farsene carico, non solo per una missione di sviluppo economico e sociale, ma anche per una finalità di profitto che è guidata dalla creazione di un networks robusto di supporto e di protezione alle politiche creditizie delle banche stesse. Con riferimento al tema dell'internazionalizzazione, l'apertura di alcuni player di riferimento del sistema bancario italiano al confronto internazionale può diventare chiave di sviluppo per il sistema meridionale. Sia moltiplicando il numero dei campioni locali che si affacciano sul mercato internazionale, sia attraendo investitori dall'estero, giocando così un ruolo essenziale di piattaforma. Con riferimento al tema del capitale di rischio, appare difficile legare il tema del cambiamento strutturale dell'area meridionale esclusivamente allo strumento dei finanziamenti bancari. Accanto a tale strumento non può non essere presente una dose rilevante di capitale di rischio. Se in questo una spinta dal basso è necessaria, anche l'ingresso di fondi di private equity e venture capitola è fondamentale per la crescita d'impresa e l'attrazione di finanziamenti. Proprio in questo ambito, la nascente Banca del Sud e il dispiego di energie finanziarie che vengono da meccanismi centrali di garanzia possono efficacemente supportare fondi di private equity che selezionano e sostengono la crescita delle aziende con finalità dichiaratamente profit. Se queste tre direzioni sono i valori guida di un sistema finanziario aperto, occorre prestare cautela rispetto alla nascita di tentazioni di "neofeudalesimo" delle piccole banche di comunità che, pur risultando affascinanti e legittime, ben presto mostreranno di avere fiato corto in una prospettiva in cui le crisi sono nate da fatti globali e in cui anche le vie di uscita saranno globali. In questo, anche la sfida meridionale deve essere giocata dal sistema bancario in prospettiva aperta e internazionale. Non per escludere i valori e le dinamiche locali, ma per aprirli a opportunità più grandi.