Il muro di carta
Innalzare barriere protezionistiche contro la Cina o l'India significherebbe tentare di innalzare un muro di carta contro un terzo del pianeta. La realtà è che la storia ci insegna che prima del comunismo, da sola, la Cina produceva metà del PIL mondiale -il che evidenzia la tendenza naturale del cinese ad essere produttivo ed abile commerciante-. Chi è a favore del protezionismo contro questo Paese non conosce la Cina e la sua psicologia: non è con delle contrapposizioni forti che si otterranno dei risultati (vedi il comportamente tenuto da alcuni verso la torcia olimpica, che non ha fatto altro che inasprire il rilascio dei visti rilasciati dalla Prc verso l'Europa): ciò che serve è, "semplicemente", il dialogo costruttivo generato da persone sveglie e senza pregiudizi, con la mediazione culturale di persone che conoscono approfonditamente questo Paese. Il mediatore culturale dovrebbe diventare una figura centrale per rapportarsi con i Paesi Orientali in generale, e la Cina in modo particolare. I rapporti tra Italia e Cina in realtà sono buoni, i cinesi hanno un buonissimo ricordo dei primi commercianti e missionari italiani che li hanno visitati -Marco Polo, Matteo Ricci, ecc- e noi stiamo sprecando troppe opportunità. Purtroppo i media italiani parlano di Cina sempre e solo in senso negativo, per cui le persone che non sono informate realmente dei fatti si formano una idea sbagliata. La chiave di lettura per un confronto costruttivo sul tema Cina non potrà mai essere data dalla contrapposizione, ma solo da un lungo e paziente dialogo, proprio come quando si cerca di stabilire un accordo con una società orientale, dove le modalità di interazione sono importantissime.