Il manager che ha salvato il calcio della sua citta'
Tifare per una squadra fin da bambino, entrare a farvi parte e giocarvi fino ai 18 anni, quando altre scelte di vita hanno prevalso. Poi, dopo molti anni, contribuire al suo salvataggio e al suo rilancio.
La squadra in questione è il Foggia, un brillante passato nel calcio professionistico, soprattutto quando, a metà degli anni '90, sotto la guida di Zdenek Zeman sfiorò la qualificazione in Coppa Uefa, la persona che l'ha salvata è Davide Pelusi, 45 anni, laureato alla Bocconi, attuale amministratore delegato di Morningstar Italia. Un salvataggio resosi necessario dopo che anni di gestione non virtuosa hanno portato la società sull'orlo del fallimento, senza una squadra e senza un campionato, solo un titolo sportivo in mano al sindaco che aspettava qualcuno che potesse garantire l'iscrizione in Serie D. Un'iscrizione, come ricorda Pelusi, "che costava 350 mila euro, e al momento ne erano stati raccolti tra gli imprenditori locali solo 100 mila, quindi ho deciso di intervenire mettendo di tasca mia gli altri 250 mila". Era il 4 agosto, il termine ultimo per l'iscrizione era il 6 e Davide si trovava in vacanza. "Le vacanze più costose della mia vita", scherza, "ma era un gesto che mi sentivo di fare. Sono cresciuto con il calcio e il Foggia in particolare, ho sempre giocato e allenato anche una volta trasferitomi a Milano, sia a 5 che a 11, portando la squadra di calcio a 5 della Bocconi agli spareggi per la A2", spiega Davide, "con l'aspirazione un giorno di poter gestire una società con criteri manageriali".
Il giorno è finalmente arrivato, Davide Pelusi è diventato il presidente della neonata Acd Foggia, e toccherà a lui d'ora in avanti consolidare e rilanciare il calcio in una delle città del Sud con maggiori tradizioni. "Mi sto rendendo conto che ci sono grandi spazi di miglioramento e anche margini per realizzare utili", spiega Pelusi, "ma anche che in una società di calcio si deve tener conto di fattori, come per esempio la passione e il tifo, che esulano dalle logiche aziendali. E tutto diventa più difficile". A Foggia ci sono grandi tradizioni e altrettante ambizioni, molta meno pazienza. La Serie D sta stretta, ma in questo momento il risultato sportivo passa in secondo piano e Davide Pelusi deve innanzitutto preoccuparsi di completare l'organigramma e l'organizzazione della società, consolidare e ulteriormente affiatare lo staff operativo che da un mese lo affianca: "Insieme al direttore generale al momento cerco di dare il mio contributo su tutto, dai rapporti con le autorità cittadine (politiche e istituzionali), a quelli con gli sponsor e con i tifosi; viste le tante urgenze ed emergenze in un mese non c'è stato il tempo di curare il team di supporto nei minimi dettagli. In questa avventura voglio coinvolgere altri imprenditori, che pian piano stanno manifestando il proprio interesse, ma soprattutto i cittadini e i tifosi, magari ricorrendo all'azionariato popolare".
E poi, una volta operato il rilancio e consolidata la società, Davide Pelusi potrebbe tornare a occuparsi solo di alta finanza. O forse no. "Potrei anche decidere di restare a lungo nel Foggia, che nel frattempo dovrà trasformarsi da Associazione sportiva in Srl. Ma sono anche pronto a farmi da parte se il mio progetto non decollerà o se arriverà qualcuno con più mezzi e potenzialità". Per il momento il posto di presidente è ben saldo nelle sue mani: "Per me che da bambino vedevo le partite dal terrazzo di casa, che affacciava sul mitico Zaccheria, sembra una favola. Perché adesso si tramuti in realtà ho bisogno del sostegno di tutti".