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Il futuro parte dalle signorie comunali

, di Marco Percoco - direttore del centro di ricerca GREEN della Bocconi
Secondo uno studio Bocconi determinanti la rete dei trasporto e l’accessibilità dei mercati

Nelle economie moderne a elevata crescita economica, le città e la loro competitività rappresentano un fattore chiave per lo sviluppo. Il tasso di crescita della popolazione urbana, ovvero il tasso di crescita delle città, rappresenta una condizione necessaria, sebbene non sufficiente, a garantire la qualità della vita. Si stima che nel 2030 oltre l'80% della popolazione dei paesi avanzati sarà residente in città. Eppure, sebbene le città siano così importanti, sulle leggi economiche che ne governano la crescita sappiamo poco.

A lungo si è creduto di spiegare lo sviluppo delle economie urbane adattando i concetti della macroeconomia a un ambito territoriale definito e limitato. Ma le città sono molto diverse dai paesi che le ospitano, per struttura economica, densità di capitale umano, importanza delle reti di relazioni, rilevanza della morfologia del territorio. La variazione nelle caratteristiche o nella dotazione di queste dimensioni può comportare una variazione nel livello di sviluppo. Anche considerando tali cambiamenti, non riusciamo ancora a spiegare la persistenza dello sviluppo in alcune città del nord Italia e di ritardo economico nelle città meridionali. Questo fenomeno di persistenza dello sviluppo è noto come path dependence, dipendenza dal passato. Ma cosa la determina? Il dibattito internazionale sta puntando il dito verso la qualità delle istituzioni che in passato hanno governato i paesi. Guido Tabellini ha dimostrato come le regioni europee governate in epoca moderna da istituzioni atte a favorire condizioni di sviluppo protocapitalistico presentino oggi livelli di fiducia interpersonale (il cosiddetto capitale sociale) più elevati rispetto a regioni governate da monarchie assolute.

Già Robert Putnam osservava come le economie locali e le città italiane che attualmente hanno una dotazione di capitale sociale in grado di ridurre i costi di transazione e di favorire lo sviluppo locale sono i comuni del nord Italia con un passato da signoria comunale indipendente.

Ma è ragionevole supporre che la path dependence origini esclusivamente dalla qualità delle istituzioni passate? In realtà, tracciando i percorsi di crescita di circa 600 città italiane dal 1300 al 1861, è possibile mettere in evidenza come i sistemi urbani siano fortemente condizionati anche dai costi di trasporto e dall'accessibilità ai mercati di sbocco. Non è un caso che una divergenza sostanziale tra lo sviluppo delle città settentrionali e quelle meridionali si sia avuta a metà del '600, quando il Mediterraneo perde importanza e il mercato di sbocco più importante diviene l'Europa centro-settentrionale. In tale contesto, le città del nord hanno tratto un vantaggio dalla loro localizzazione geografica che, unitamente alla capillare diffusione di canali navigabili, ha consentito di trasportare merci a costi enormemente più bassi.

Il ruolo della geografia e dei costi di trasporto è meno incisivo oggi rispetto al passato grazie all'introduzione d'innovazioni tecnologiche sia nel trasporto via terra che via mare. Su questo punto, però, occorre sottolineare come, sebbene le moderne tecnologie sarebbero teoricamente in grado di legare il Mezzogiorno ai mercati europei, stime recenti collocano il sud in una situazione di forte svantaggio nella dotazione di infrastrutture, quindi, con una capacità di penetrazione nei mercati inferiore alla media nazionale.

In definitiva, il divario di sviluppo esistente tra le città meridionali e quelle settentrionali sembrerebbe dipendere sia dalla qualità delle istituzioni passate, sia da condizioni geografiche in grado di influenzare l'accessibilità ai mercati. E allora dobbiamo rassegnarci e continuare a rilevare il ritardo di sviluppo del Meridione? Certo, qualcosa si può fare, come investire in capitale umano e infrastrutture, ma un cambiamento nel modo di governare le città e le economie locali renderebbe tali interventi più efficaci. In tale contesto, migliorare le istituzioni significa migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, ma anche incentivare una sana competizione politica, scevra dagli interessi elitari che negli ultimi secoli hanno bloccato qualsiasi processo di sviluppo.