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Didattica Diritto costituzionale

Il diritto costituzionale in azione

, di Davide Ripamonti
Visite e dibattiti nel carcere di San Vittore per gli studenti di giurisprudenza, guidati da Marta Cartabia. Per sentire in prima persona il rumore dei chiavistelli

“Bisogna aver visto”, diceva Piero Calamandrei parlando del carcere. Facendo sua questa frase, Marta Cartabia, professoressa ordinaria di diritto costituzionale all’Università Bocconi, già presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia del governo Draghi, ha coinvolto, coadiuvata dai colleghi Davide Paris e Davide Zecca, due gruppi di 12 studentesse e studenti del primo anno delle due classi del corso di diritto costituzionale in una singolare e formativa iniziativa: partecipare a una serie di lezioni-dibattito tenute dal professor Antonio Casella sulle principali problematiche carcerarie con alcuni detenuti del carcere di San Vittore a Milano, nell’ambito del progetto “Costituzione viva”. “L’iniziativa”, spiega Cartabia, “rientra in un progetto più ampio, che verrà ripetuto anche l’anno prossimo sotto il titolo ‘Constitutional law in action’, che vuole portare gli studenti ‘fuori’ dalle aule per far vedere loro alcuni luoghi simbolo delle istituzioni repubblicane, affinché comprendano, vedendolo di persona, come la Costituzione incida nella vita delle persone”. Quella del carcere, che rientra in un programma più ampio di iniziative a favore della popolazione carceraria, come lo Sportello legale nel carcere di Bollate (Progetto Legal clinic coordinato da Melissa Miedico) e il progetto di rieducazione sociale Bocconi in Opera (responsabile Carlo Salvato) che permette ad alcuni utenti delle case di reclusione italiane di laurearsi al Cleam, è quindi solo una delle proposte offerte ai ragazzi ed è assolutamente su base volontaria. “Ma, avendo avuto un numero di richieste superiore alla disponibilità”, dice ancora Cartabia, “si è proceduto tramite sorteggio a determinare i prescelti, che per 6 sabato mattina (3 per ogni classe) si sono regolarmente presentati presso l’istituto di via Filangieri per seguire le lezioni”. E qui, con un gruppo di circa 50 detenuti, hanno affrontato tematiche davvero scottanti, come quelle, per esempio, del sovraffollamento del nostro sistema carcerario e del reinserimento una volta terminato di scontare la pena. Per scoprire che risposte soddisfacenti al momento non ve ne sono, nonostante le promesse e le leggi varate senza poi trovare reale applicazione. 

“I nostri ragazzi possono così vedere di persona il luogo dove il diritto si esprime nel modo forse più estremo”, racconta ancora Marta Cartabia, “e posso già dire che ha funzionato. Sentire ‘il rumore dei chiavistelli’ ha aperto gli occhi a molti e so che alcuni studenti hanno chiesto di proseguire facendo opera di volontariato”. Un’esperienza così forte da aver indotto Consuelo Rosa Chioccarelli, campana, una delle studentesse che hanno partecipato al progetto, a cambiare i programmi per l’avvenire: “Quando ho iniziato il percorso in Bocconi mi immaginavo un domani nel ruolo di avvocato d’impresa, ora invece ho virato sul diritto penale. So che è presto per le decisioni definitive, ma adesso vedo questo nel mio futuro”. A farle cambiare idea quanto ha visto e sentito nel corso delle sue visite a San Vittore: “I detenuti sono in carcere perché hanno commesso dei reati”, dice, “ma non bisogna mai dimenticare la dimensione umana che si nasconde dietro queste vicende. E, soprattutto, che pur se privati della libertà per le loro gesta, ai detenuti non può essere negata la dignità come troppo spesso succede nelle nostre carceri. E’ sancito nella Costituzione”.

Una vocazione aveva, ben salda, e dopo la visita a San Vittore ne è uscita rafforzata. Per Alberto Sussetto, torinese di Chivasso, il futuro da magistrato sembra tracciato. Anche grazie a quanto visto di persona: “Volevo vedere direttamente quello che, di solito, sappiamo attraverso i ‘si dice’. A livello personale ho ricavato una migliore comprensione del fenomeno carcerario”, spiega Alberto, “anche con qualche sorpresa. Come, per esempio, il rapporto di collaborazione, direi quasi di empatia, che vi è tra carcerati e personale, alle prese spesso con problemi comuni pur nei rispettivi ruoli”. Ma non solo. Dalle lezioni di Marta Cartabia e da quanto appreso durante le visite Alberto Sussetto, il futuro magistrato Alberto Sussetto, ha appreso un insegnamento che vuole fare suo quando dovrà prendere difficili decisioni: “Guardare la persona oltre la Carta perché anche noi siamo sì giuristi ma soprattutto persone”.