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Il derivato fa bene a chi lo usa bene

, di Gianfranco Forte, Jacopo Mattei ed Edmondo Tudini - SDA professor di intermediazione finanziaria e assicurazioni
Il sistema Italia dovrebbe farvi maggiore ricorso, ma solo con finalità di copertura

I derivati sono strumenti finanziari complessi che possono essere utilizzati sia a fini speculativi, sia per proteggersi dal manifestarsi di determinati rischi. Nel nostro paese l'impiego di tali strumenti da parte delle imprese non finanziarie è stato fonte di notevoli problemi, tanto da arrivare nel 2004 a un'indagine conoscitiva sul tema da parte della Commissione Finanza della Camera dei Deputati. La recente crisi finanziaria ha poi ulteriormente accresciuto la percezione negativa del pubblico.

In realtà i derivati in sé non sono né buoni né cattivi: la loro utilità o pericolosità dipende dall'utilizzo più o meno consapevole che se ne compie. I derivati dovrebbero essere impiegati dalle imprese industriali e commerciali con la sola finalità di ridurre la propria esposizione ai rischi finanziari. In tal senso, il sistema produttivo italiano, essendo fortemente orientato all'export e avendo una fetta consistente della produzione concentrata in settori quali la meccanica e l'alimentare, risulta notevolmente esposto sia ai rischi di cambio, sia ai rischi di prezzo delle principali commodity. Nell'ultimo triennio questi rischi sono aumentati in modo notevole; infatti, la volatilità dei prezzi e dei rendimenti delle diverse classi di attivo è cresciuta enormemente, specie per le valute e le materie prime. In questo contesto i derivati possono rappresentare un utile strumento di gestione operativa. In particolare, attraverso il loro corretto impiego, è possibile ridurre l'esposizione aziendale agli shock esogeni di prezzo. Ciò consente di creare valore ogni qual volta il costo di mantenere all'interno dell'azienda il rischio è superiore al prezzo richiesto dal mercato per il trasferimento all'esterno dello stesso. La letteratura internazionale dimostra che la convenienza a coprirsi dipende da alcune caratteristiche dell'impresa come: la governance, il grado di indebitamento, la dimensione e le opportunità di crescita. La convenienza a coprirsi è maggiore: per le imprese a proprietà chiusa, nelle quali buona parte della ricchezza dell'imprenditore (o della famiglia) è investita in azienda e quindi la diversificazione dei rischi attraverso un'opportuna asset allocation non è praticabile; per le imprese molto indebitate e di piccole dimensioni, nelle quali è più alta la probabilità di dover sostenere i costi di un fallimento determinato dal manifestarsi di scenari di rischio sfavorevoli; per le imprese con elevato potenziale di crescita, quando il manifestarsi dei rischi può costringere a dover rinunciare a opportunità vantaggiose. Le imprese italiane, dunque, dovrebbero ricorrere a politiche di gestione del rischio, basate anche sull'utilizzo di derivati, in misura non inferiore a quella dei concorrenti internazionali, che spesso, infatti, sono rappresentati da imprese di maggiori dimensioni, quotate e con un minor grado di leverage. L'evidenza empirica, però, suggerisce il contrario. In particolare, l'operatività delle imprese italiane in strumenti di copertura si attesta su livelli macroscopicamente inferiori rispetto a quella dei competitor europei (circa un decimo rispetto a Germania, Spagna e Francia). Probabilmente questo dato si spiega, da un lato, con la scarsa cultura finanziaria delle nostre imprese, in parte imputabile alla piccola dimensione, e, dall'altro, con la diffidenza nei confronti dei derivati che si è diffusa nel tessuto imprenditoriale nazionale a seguito della non felice esperienza vissuta con le operazioni aggressive su tassi di interesse realizzate nella prima metà degli anni 2000. L'evoluzione della situazione finanziaria, caratterizzata da un'accresciuta turbolenza dei mercati, rende auspicabile un rapido mutamento di rotta. Lo sviluppo e la capacità di sopravvivenza delle imprese italiane nel contesto competitivo internazionale, infatti, dipendono anche dall'adozione di prassi manageriali evolute nell'ambito della gestione di rischi finanziari ormai non più trascurabili.