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Il buono del conflitto

, di Leonardo Caporarello - delegato del rettore per l'elearning e direttore del Built Bocconi
Per gestire le dinamiche conflittuali nei team servono ascolto e comunicazione. Solo così la pace sarà duratura

Nella maggior parte delle dinamiche conflittuali del team, nessuno dei membri ha piena ragione e gli altri pieno torto. Piuttosto il conflitto ha origine perché i membri interpretano lo stesso fenomeno in modo diverso o perché hanno interessi o motivazioni diversi, se non in contrapposizione.

Apparentemente sembrerebbe vincente evitare che si vengano a creare delle situazioni conflittuali. Ma come? Steve e Bill fanno parte del team impegnato nella decisione se lanciare un servizio in un mercato emergente. Quanto è probabile che il processo di analisi e valutazione sarà uguale per entrambi? È alquanto verosimile che i due percorsi di analisi saranno, almeno in parte, diversi e talvolta divergenti. Se ciascuno di noi si mettesse nei panni degli altri membri del team e pensasse se avrebbe svolto nello stesso modo una determinata attività, la risposta più probabile sarebbe "no, io avrei fatto in un altro modo". E storicamente sappiamo che al crescere dei fenomeni di aggregazione delle persone, prima in tribù oggi in comunità virtuali, aumenta il livello di conflittualità. Il riunirsi in aggregazioni determina, quantomeno nel breve periodo, l'intensificarsi delle ostilità in quanto ci si trova a confrontarsi con le differenze. Tuttavia, la maggior parte di noi trova delle possibili forme di collaborazione. Tanto più i conflitti sono gestiti positivamente, quanto più produttiva risulterà la collaborazione. La questione è quindi non tanto quella di "come evitare il conflitto" bensì di "come gestirlo nel modo migliore possibile".

Leonardo Caporarello

Saper gestire il conflitto è una competenza che sempre più il management deve acquisire. Significa essere consapevoli che una stessa situazione può avere "letture" diverse, saper riconoscere le differenze, valutare e far leva su tali differenze per identificare un percorso di azione il cui valore sia superiore a quello che altrimenti avremmo scelto. Alla base di tutto quanto ci sono due condizioni senza le quali il conflitto non può essere trasformato in una condizione positiva: si tratta della capacità di creare e gestire le relazioni interpersonali e la capacità di comunicare con strumenti e canali coerenti con il messaggio da condividere e il destinatario dello stesso. Affinché tutto questo possa realizzarsi è fondamentale che nel team ci siano delle condizioni che consentono ai membri di argomentare il proprio punto di vista, di avere dei chiari criteri di valutazione che a loro volta facilitano l'individuazione e la condivisione dei pro e contro di ciascun punto di vista, di attivare ascolto e discussione con meccanismi che facilitano la formulazione di azioni condivise.

Comunicare in modo non adeguato, avere uno stile di leadership non appropriato, considerare il confronto come inutile, definire obiettivi in modo non chiaro, esprimere disaccordo senza essere propositivi... sono tra le più ricorrenti cause che creano e alimentano dinamiche conflittuali nei team. Il team che intende aumentare la sua efficacia con l'annullamento del conflitto è esposto all'elevato rischio di finire in una spirale negativa che lo conduce a una perdita di motivazione, energia e produttività.