
Il bivio di Nicolò Carucci
La domanda è sempre la stessa: è possibile conciliare sport ad alto, altissimo livello (nazionale o internazionale) con lo studio universitario, soprattutto in università di alto profilo? Secondo una ricerca dell’Associazione italiana calciatori solo il 4,8% dei calciatori italiani ha una laurea, in altri sport probabilmente il dato è più alto ma gli atleti professionisti in possesso di una laurea (o che sono iscritti all’università) restano una netta minoranza, perché il doppio impegno è davvero totalizzante e le ore della giornata sembrano sempre troppo poche. Ma ognuno ha la sua risposta. Come Nicolò Carucci, per esempio. Ventiquattro anni, milanese, oro europeo nel 4 di coppia agli Europei del 2022 e a quelli del 2024, bronzo e argento mondiale (2022 e 2023 sempre nel 4 di coppia), alla sua prima partecipazione olimpica (nel 2 di coppia) a Parigi, Carucci, dopo la laurea alla Liuc di Castellanza, è arrivato in Bocconi per frequentare il Master in Corporate Finance, con l’obiettivo in un futuro non troppo lontano di diventare un professionista di successo in ambito finanziario.
“Adesso mi sto concentrando molto sullo studio, è questa la mia priorità. L’anno olimpico è stato davvero molto faticoso, tra allenamenti, recupero e studio. Io, in generale, penso che si possano fare entrambe le cose, ma non contemporaneamente al massimo delle possibilità, una delle due deve prevalere. Se le porti avanti contemporaneamente avrai sia nello studio sia nello sport risultati magari buoni ma non il massimo che avresti potuto ottenere. Per questo, adesso, pur continuando ad allenarmi e a tenermi in forma, ho deciso di dedicare il mio massimo impegno all’università”. Nicolò Carucci è stato un talento precoce nel canottaggio, incominciando a vincere fin da subito. Eppure a remare ci è arrivato quasi per caso. “Praticavo nuoto ed equitazione presso la Canottieri Milano, un giorno un allenatore di canottaggio mi ha visto e mi ha chiesto se volessi provare. Ho accettato e così, a 13 anni, è iniziata la mia carriera”. Che a 17 anni ha avuto una svolta: “Sono entrato nella Canottieri Gavirate e facevo quattro ore di treno cinque volte la settimana per andare ad allenarmi, dopo il mattino passato nell’aula del liceo Vittorini. Un impegno davvero faticoso”.
Che però ha pagato, con le prime medaglie ai campionati europei e mondiali di categoria (Under 19 e Under 23) e poi l’ingresso dalla porta principale nella Nazionale maggiore. Un percorso rapido, di successo, che Nicolò si sente di consigliare: “Il canottaggio apre moltissime porte, soprattutto nelle università anglosassoni, dove questo sport è molto importante. Io stesso, quando avevo 19 anni ed ero reduce dai primi successi, sono stato contattato da atenei prestigiosi come Harvard e Princeton, che mi offrivano borse di studio. Perché non sono andato? Perché la Federazione credeva molto in me, ero in un ambiente in cui non mi mancava niente. Diciamo che non mi hanno mai dato un motivo per andarmene”. In Bocconi Nicolò Carucci è approdato anche grazie a una borsa di studio: “E’ molto importante, perché, oltre al valore concreto della borsa, è anche un riconoscimento tangibile dell’impegno che un atleta mette per portare avanti entrambe le cose”. Ai prossimi Giochi Olimpici, Los Angeles 2028, Nicolò Carucci avrà 27 anni, il momento migliore per un canottiere o per uno sportivo in generale. Ci sta già pensando? “Lo sport insegna a essere cauti, per cui spazio sì ai grandi sogni e ai grandi obiettivi, ma bisogna anche essere realisti. Devi guardare dentro te stesso e capire quali sono i tuoi obiettivi e le reali possibilità e poi fare la scelta migliore anche in prospettiva futura. Gli atleti a 30, 35 anni smettono e spesso fanno fatica a crearsi un ‘dopo’. Io voglio pensare anche a quello, la carriera lavorativa mi ispira molto, voglio qualcosa che anche fra 30 anni sia stimolante. Diciamo che adesso mi trovo davanti a un bivio ma sono molto fiducioso che prenderò la scelta che più rappresenterà le mie ambizioni future”.