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I rifiuti? Meglio se c'e' mercato

, di di Laura Maccio', Silvia Rota e Mariafrancesca Sicilia
Gli effetti dell'introduzione di forme di competizione nel sistema di gestione dei servizi pubblici

In Italia il sistema dei servizi pubblici è stato profondamente riconfigurato negli ultimi decenni, introducendo la possibilità di ricorrere a nuove forme istituzionali rispetto alla gestione in economia e tramite municipalizzate e iniettando dosi più o meno forti di competizione. Ad oggi, nel settore dei rifiuti, la gestione in house è la più diffusa (64% dei comuni per la fase di raccolta dei rifiuti e 53% per lo smaltimento); la società mista si assesta per tutte le fasi della filiera attorno al 20%; l'affidamento tramite gara viene effettuato per lo smaltimento dei rifiuti dall'8,5% dei comuni capoluogo, per la raccolta dall'11% e per la pulizia delle strade dal 14% (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, 2009).

Una ricerca dell'Area public management and policy della SDA Bocconi identifica l'impatto della struttura proprietaria del gestore e della presenza di meccanismi competitivi sulla performance del servizio di igiene urbana in termini di sacrificio finanziario richiesto ai cittadini, analizzando 201 comuni rappresentativi del 30% della popolazione di tutte le regioni. Ne emerge che l'assetto proprietario, contrariamente a quanto suggerito dalla teoria, non è rilevante, mentre le variabili critiche sono l'attivazione di una gara competitiva per la selezione del gestore, la quantità di output erogata e la diffusione della raccolta differenziata. In termini comparativi, laddove sono stati attivati meccanismi competitivi i sacrifici richiesti ai cittadini sono inferiori rispetto a situazioni di affidamento in house. Tuttavia, studi condotti in altri paesi hanno evidenziato che i benefici della competizione si riducono nel tempo: il gestore che ha vinto la precedente gara acquisisce nel tempo vantaggi, la durata degli affidamenti crea posizioni monopolistiche e le operazioni di concentrazione nel mercato riducono le alternative a disposizione. Sembrerebbe, quindi, necessario da una parte mantenere viva la competizione evitando di procedere ad affidamenti troppo lunghi, dall'altra gli enti locali dovrebbero esercitare il loro ruolo di committenti dei servizi mantenendo il controllo sulle attività di produzione e qualificando la loro attività di acquisto come smart e prudent. Parzialmente in continuità con queste considerazioni, i risultati dell'analisi evidenziano una relazione negativa tra il livello di output del servizio e le risorse richieste ai cittadini ponendo delle perplessità in merito all'esistenza di economie di scala e suggerendo delle riflessioni sulla possibilità di trasferire ai cittadini eventuali recuperi di efficienza che si presume vengano realizzati quando si amplia la quantità di prestazioni erogate. L'assenza di tali trasferimenti potrebbe dipendere dalla contendibilità del mercato e, quindi, dal potere negoziale del fornitore: un rischio potrebbe essere quello di avere pochi competitor e di vedere rafforzata la posizione di un fornitore scarsamente incentivato all'efficienza e/o alla riduzione dei prezzi applicati. Infine, il sacrificio richiesto ai cittadini dipende dal livello di differenziata. Ciò indica che la qualità del servizio non è incompatibile con il conseguimento di risparmi, anzi ne rappresenta una condizione necessaria in quanto consente di risparmiare sui costi del conferimento in discarica e genera anche minori impatti negativi sull'ambiente.