I binari dell'import-export
Nel corso dei prossimi dieci anni, cioè il lasso temporale necessario per poter apprezzare i trend storici e impostare politiche di tipo infrastrutturale, è molto probabile che l'Italia sarà caratterizzata da uno sviluppo della domanda di mobilità merci e passeggeri molto eterogenea fra le regioni. Infatti, nonostante il biennio 2008-09 abbia registrato la più profonda recessione sperimentata dal 1945 e che, dopo un biennio 2010-11 di parziali recuperi, il 2012 abbia preso avvio con segnali macroeconomici negativi, gli indicatori principali in grado di influenzare le dinamiche dei trasporti evidenziano un'evoluzione positiva di medio e lungo periodo, in alcune regioni, principalmente concentrate nel Nord Italia, mentre in diversi contesti geografici è prevedibile una contrazione delle esigenze di mobilità.
Le variabili chiave riguardano i trend demografici (guidati da dinamiche di immigrazione e spostamenti fra regioni), lo sviluppo del turismo, l'evoluzione dell'import-export manifatturiero e la gestione dei flussi di transito provenienti e diretti verso altre nazioni confinanti, oltreché da specifiche politiche tese a favorire forme di mobilità più sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale.Questa premessa è necessaria per poter comprendere il ruolo centrale del processo di valutazione e selezione delle priorità infrastrutturali, che deve essere trasparente e ben comunicato ai territori coinvolti, in un contesto nazionale dove la lista degli interventi indicati come strategici dalla legge Obiettivo arrivava addirittura al numero di 390 e molti enti locali pongono seri ostacoli alla realizzazione di infrastrutture cruciali per gli interessi generali. Infatti, solo le opere in grado di rispondere in modo efficiente a specifiche esigenze di mobilità e superare positivamente una valutazione costi-benefici possono essere considerate in grado di generare sviluppo economico. Dal punto di vista strategico generale, l'imperativo categorico è quello del supporto all'internazionalizzazione delle imprese manifatturiere e dei servizi, in quanto solo l'aggancio ai mercati europei e globali può consentire alle aziende di recuperare quei tassi di crescita che ne hanno determinato lo sviluppo in passato. Questo non vuol dire necessariamente solo esportazione, ma anche la capacità di approvvigionamento sul mercato di adeguati input produttivi caratterizzati da un buon rapporto qualità/prezzo. Nello scenario economico attuale, la diversificazione del rischio economico e la sostenibilità ambientale del territorio è perseguita anche attraverso politiche di superamento della dipendenza da un numero ristretto, ed in alcuni casi inefficiente, di infrastrutture e servizi di trasporto. In altre parole, le strategie di internazionalizzazione delle imprese devono essere accompagnate da politiche di tipo infrastrutturale e logistico per ridurre i costi dell'import ed export, attraverso un bilanciamento delle modalità di trasporto il più efficiente possibile dal punto di vista economico e ambientale. Questo è fondamentale per la capacità di attrarre e mantenere i centri decisionali che influenzano i grandi flussi, di traffici container marittimi, ferroviari marittimi e di trasporto aereo in modo particolare, ma anche la concentrazione di specifico know how su temi della mobilità metropolitana, in grado di generare impatti diretti e indiretti importanti su occupazione e reddito.