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A Fukushima tremano anche i diritti fondamentali

, di Elisa Bertolini - assistant professor presso il Dipartimento di studi giuridici
Il Giappone fronteggia un altro effetto del disastro: l'impossibilità di rispettare quanto scritto nella Costituzione

Negli ultimi mesi il Giappone è balzato agli onori della cronaca mondiale per il triplo disastro dell'11 marzo: terremoto, tsunami e crisi nucleare nella centrale di Fukushima. Il destino del paese sembra beffardamente legato al nucleare, oggi come sessantacinque anni fa, e l'occasione ha portato a una nuova riflessione sui diritti fondamentali. La catastrofe nucleare di Hiroshima e Nagasaki dell'agosto 1945 segnò la sconfitta bellica e l'avvio dell'occupazione alleata che al suo termine, nel 1952, riconsegnò al mondo un paese radicalmente mutato, in cui all'autoritarismo e al mito imperiale si erano sostituiti democrazia e diritti fondamentali. Il testo costituzionale elaborato nei primi mesi del 1946 quasi interamente dal quartiere generale statunitense (scritto quindi nella sua versione originale in inglese) trovò, e tuttora trova, un forte consenso popolare, specialmente intorno al suo celeberrimo quanto dibattuto art. 9 (rinuncia alla guerra) e al capitolo terzo dedicato ai diritti fondamentali. Dunque, come nel 1945-46 la società civile rivendicò una Costituzione garantista, anche oggi si interroga su come si possa effettivamente garantire il rispetto di alcuni diritti fondamentali in una situazione di calamità naturale come quella attuale: 25 mila morti, 126 mila sfollati senza casa, proprietà e lavoro.

Gli artt. 27, c. 1 e 29, c. 1 affermano due diritti fondamentali, rispettivamente che «Tutti avranno il diritto e l'obbligo di lavorare» e «Il diritto di possedere e mantenere la proprietà è inviolabile» che al momento non possono essere garantiti a una parte della popolazione a causa della natura (terremoto e tsunami) e non dell'azione del governo. Neanche il minimun standard of living sancito all'art. 25 (articolo molto controverso, specialmente nei primi anni di vigenza della Costituzione, e su cui vi è una consistente giurisprudenza della Corte suprema e delle Corti inferiori) che afferma come «Tutti avranno il diritto di mantenere standard minimi per la propria vita materiale e culturale. In tutti gli aspetti della vita, lo Stato si sforzerà di promuovere ed estendere il welfare, la sicurezza sociale e la salute pubblica» non riesce a trovare applicazione. È da rilevarsi come la prima frase di tale articolo sia stata aggiunta alla versione originale elaborata dagli americani dal legislatore nipponico durante la fase di approvazione del testo da parte dei due rami della Dieta nell'estate del '46. Per quanto ai 126 mila sfollati sia stato garantito un alloggio temporaneo, ciò non è sufficiente per poter affermare una effettiva applicazione dell'art. 25. Analogamente tale situazione porta pregiudizio anche al diritto all'educazione dei loro figli (art. 26, c. 1 e 2) ed è pacifico come la precarietà della situazione sia di ostacolo allo svolgimento della normale attività didattica. L'incidente nucleare ha avuto una ricaduta di proporzioni immani anche sulla salute degli abitanti di Fukushima e sull'ambiente circostante. Nessun articolo della Costituzione tutela espressamente il diritto alla salute per quanto, come espresso all'art. 25, c. 2, lo Stato si faccia carico della sua promozione. Parimenti, nessun articolo sancisce ancora il diritto a vivere in un ambiente salubre, nonostante le proposte per una sua inclusione nel bill of rights. Una considerazione globale deve essere ancora fatta sull'art. 13 («Tutti devono essere rispettati come individui. I loro diritti alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità, entro i limiti del benessere pubblico, costituiranno l'obiettivo supremo dei legislatori e degli altri organi responsabili del governo», in cui è forte l'influenza statunitense) e sulla sua applicazione alle vittime del triplo disastro. Sarà una sfida sia per il governo che per il settore privato cercare di garantire una effettiva applicazione dei diritti fondamentali equamente per tutta la popolazione, mettendo in campo un programma di azioni a vantaggio degli sfollati di Fukushima.