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Expo, l'uovo di Colombo parla italiano

, di Marta Barbieri, Giorgia Girosante e Giovanni Valotti - rispettivamente direttore Divisione formazione su misura p.a., sanita' e non profit SDA Bocconi, SDA assistant professor e professore ordinario di economia e management delle p.a.
Tanto management e un condottiero alla guida: cosi' si spiega il successo dell'Esposizione universale. Una ricetta semplice che pero' puo' cambiare la pubblica amministrazione


Pochi avevano scommesso sul successo di un evento, Expo2015, che ha ridato credibilità non solo a Milano, ma a tutto il nostro paese e in tutto il mondo. Spenti i riflettori, vale la pena interrogarsi su come tutto ciò, visti i presupposti, è stato possibile. Soprattutto, è importante comprendere quali sono le condizioni che hanno consentito, in un tempo relativamente breve, di rimontare ritardi progettuali e realizzativi, superare delicati scandali, assicurare la gestione efficiente e sicura del sito, nonché la buona riuscita degli innumerevoli eventi. In una recente ricerca, svolta nell'ambito di Ocap, Osservatorio per il cambiamento delle amministrazioni pubbliche di SDA Bocconi, abbiamo esaminato una serie di buone pratiche maturate all'interno di Expo, nei campi più disparati: dalla selezione e gestione delle persone, allo sviluppo delle partenership, alla comunicazione, alla sostenibilità, ai rapporti con la scuola, il volontariato e la società civile. Emergono soluzioni innovative ed efficaci, che configurano un'importante legacy dell'evento, un'eredità di soluzioni gestionali che potranno rappresentare un patrimonio di conoscenze e metodologie esportabili ad altri ambiti dell'intervento pubblico. Ma più che su questo, del quale renderà conto puntualmente la ricerca di prossima pubblicazione, è forse oggi importante soffermarsi su alcune condizioni che hanno reso possibile il maturare di queste pratiche e il superamento degli ambiziosi obiettivi della manifestazione. C'è, innanzitutto, tanto management dietro a Expo.
Mai come in questa occasione le metodologie manageriali hanno dimostrato la loro efficacia e utilità. Non c'è improvvisazione nella pianificazione che ha portato all'accelerata realizzazione delle opere sul sito, non c'è creatività nell'organizzare il lavoro di migliaia di operatori e volontari che ne hanno assicurato la fruibilità, non c'è immaginazione nell'imponente network di relazioni sviluppate per la promozione e gestione dell'evento, non c'è approssimazione nell'utilizzo delle più moderne tecnologie per il trattamento di una mole imponente di informazioni oltre che garantire la sicurezza della manifestazione. In tutto questo c'è stata grande professionalità, la messa in campo di un team manageriale solido, fatto di professionisti capaci di applicare, in situazione di grande pressione e complessità, metodi di lavoro moderni e innovativi nel perimetro angusto dei vincoli normativi e burocratici.
Expo diventerà un caso, da studiare nelle business school, di management in action. È quindi solo questione di competenza e metodo? Sicuramente no. C'è un altro fattore che spiega come è stato possibile realizzare tutto ciò. E in questo caso si tratta di un elemento immateriale, tanto impalpabile e difficile da descrivere, quanto concreto e decisivo nei suoi effetti. Anche questo è qualcosa che s'insegna nelle scuole di management e si chiama leadership. Nelle fasi più delicate di preparazione dell'evento, nei momenti di crisi, così come negli appuntamenti più importanti e di successo, è emerso con chiarezza l'importanza di avere una figura capace di essere punto di riferimento, nella buona e nella cattiva sorte. Da tutti oggi osannato come manager di successo, il commissario di Expo Giuseppe Sala ha dimostrato in realtà di essere qualcosa di più: un condottiero silenzioso, capace di valorizzare e proteggere il suo team, sempre in prima fila nella gestione dei problemi, sempre defilato nel celebrare i successi, in grado nei comportamenti, più che nelle semplici dichiarazioni, di rappresentare un modello di ruolo e di diffondere valori positivi, oltre che un orientamento esasperato all'obiettivo.
Ecco forse questo ci insegna Expo e questo potrebbe servire per cambiare le pubbliche amministrazioni, molto più che grandi riforme, nuove leggi e tante buone intenzioni.
Leader credibili e buon management.
La ricetta in fondo è semplice, quasi un uovo di Colombo.
Molto più difficile, almeno nel nostro paese, trovare gli ingredienti.