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Europa e America Latina: nuova spinta dalla presidenza spagnola

, di Carlo Secchi - professore di economics of european integration alla Bocconi
Il processo di avvicinamento, che dovrebbe concludersi con un accordo di associazione, è stato avviato dal Vertice di Rio del 1999, ma si è poi interrotto

Il 2010 potrebbe essere l'anno della svolta nelle relazioni tra Europa e America Latina, svolta attesa da quasi dieci anni. La Spagna, presidente di turno del Consiglio dell'Ue, nei passati mesi si è impegnata per portare a termine l'accordo di associazione tra le due regioni, una proposta lanciata per la prima volta nel 1999, durante il Vertice di Rio.

Dopo la firma degli Accordi di associazione tra Ue e Messico e, a seguire, Cile, all'inizio di questa decade, il dialogo bi-regionale perse vigore. La responsabilità fu in gran parte europea, la cui attenzione fu rivolta ai due temi dell'allargamento verso est e all'emergere delle potenze economiche asiatiche. E così fu che un continente ricco di risorse naturali, con un mercato di più di mezzo miliardo di persone a reddito medio e che tra il 2004 e il 2008 crebbe a un tasso annuo del 5,4%, venne trattato per quasi un decennio con un certo disinteresse.Per numerosi anni l'Ue aveva negoziato, con scarsa determinazione, Accordi di associazione con quasi tutti i paesi o blocchi regionali dell'America Latina. È però solo in tempi molto recenti che, grazie a una rinnovata volontà politica, il processo negoziale è ripreso seriamente. A febbraio 2010 sono stati conclusi gli Accordi di associazione tra Ue, Colombia e Perù e sembra certo un Accordo di associazione con i paesi centroamericani.Tali accordi prevedono tre capitoli: dialogo politico, liberalizzazione commerciale e cooperazione. Il dialogo politico copre temi d'interesse reciproco come la difesa del multilateralismo e dei diritti umani e la lotta a narcotraffico e terrorismo. La liberalizzazione commerciale prevede la creazione di un'area di libero scambio. Infine, la cooperazione stabilisce gli obiettivi cui destinare le risorse messe a disposizione dall'accordo, tra cui le misure cosiddette di facilitazione, volte ad assicurare che l'accordo sia di beneficio per entrambe le parti. La liberalizzazione, infatti, ha più probabilità di stimolare una crescita bilanciata degli scambi tra le due aree se vengono ridotte o eliminate tanto le barriere tariffarie quanto quelle non tariffarie. Anche dopo l'eliminazione dei dazi doganali, infatti, possono rimanere elevati altri costi del commercio internazionale, quali quelli legati alla certificazione dei diversi standard tecnici e sanitari oppure all'efficienza delle dogane. Se non affrontati con la cooperazione, la presenza di questi extra costi può impedire che la liberalizzazione commerciale porti a risultati soddisfacenti. Nei primi anni dell'area di libero scambio tra l'Ue e il Messico, per esempio, la crescita delle importazioni messicane dall'Europa fu molto superiore alla crescita delle esportazioni messicane verso l'Europa, con il risultato che il disavanzo commerciale messicano si ampliò notevolmente. Al contrario, nel caso della liberalizzazione commerciale tra l'Ue e il Cile non vi fu questo squilibrio. Gli Accordi di associazione rappresentano un'opportunità importante per le imprese italiane ed europee, in particolare per le pmi, che sono la maggioranza delle aziende sia in Europa che in America Latina. Proprio le piccole imprese hanno, infatti, maggiori difficoltà a commerciare e investire a livello internazionale, in parte per gli alti costi di transazione e informativi. Dal Vertice di Rio del 1999, l'Ue ha considerato l'America Latina un partner politico ed economico strategico. Fino ad ora però queste dichiarazioni non avevano trovato conferma nei fatti. La presidenza spagnola sta cercando di accelerare il processo di avvicinamento delle due regioni. Se al prossimo Vertice Ue-America Latina e Caraibi, a maggio a Madrid, saranno firmati gli Accordi di associazione con Colombia, Perù e paesi centroamericani e verrà ufficializzata la ripresa dei negoziati con il Mercosur (fermi dal 2004) e l'Ecuador, allora si potrà affermare che dalle dichiarazioni si è passati ai fatti. Si apriranno importanti opportunità di business per l'imprenditoria italiana in un continente che già nel 2010 tornerà a crescere al 4,1%, trainato dalla forte crescita del Brasile (5%).