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The end of oil

E' vergognoso che un'istituzione prestigiosa come l'Università Bocconi - che dovrebbe ergersi a paladina di standards di cultura economica particolarmente in un momento difficile e confuso come l'attuale - si lasci trascinare nei facili argomenti populisti contro "la speculazione" che sentiamo spesso dai politici in entrambe le sponde dell'Oceano in questa fase. Anche se e' probabile che la speculazione si sia effettivamente accodata a tendenze secolari in atto e stia sfruttando squilibri tra domanda ed offerta in alcune commodities, è semplicistico - e ancora non sufficientemente dimostrato con dati empirici - che la speculazione rappresenti la forza principale in sella al rally delle materie prime. Sarebbe assai più intellettualmente onesto chiedersi perchè non si siano sfruttati i due decenni in cui i prezzi delle materie prime sono rimasti depressi per pensare avanti ed iniziare ad investire in nuove tecnologie su energie alternative e non solo. O riflettere sulla deliberata miopia di importanti decisioni del governo americano in materia energetica per effetto della soverchiante influenza della lobby petrolifera, che il recente libro "The End of Oil" documenta dettagliatamente. Per non parlare, per quanto riguarda le faccende di casa nostra, della domanda tendenziosa "volete il nucleare si/no" posta nel referendum sul nucleare degli anni '80 (senza menzionare minimamente le maggiori emissioni inquinanti nè tantomeno un'energia elettrica con costi da 2 a 4 volte superiori ai nostri principali partners europei). Sono inorridito e sbigottito da analisi "politically correct" come queste e sopratutto di come contribuiscano a rafforzare la disinformazione imperante in un tema cosi' delicato e complesso. Se comunque, come pavento, questa ondata diffusa di ostilità nei confronti dei traders - trascurandone la preziosa funzione di liquidità e trasparenza del meccanismo di scoperta dei prezzi - risulterà in restrizioni, inasprimenti, divieti e in generale meccanismi amministrativi, attendo con impazienza le conseguenze infauste che generalmente non tardano a manifestarsi quando politici generalmente ignoranti tentano di ostacolare e distorcere meccanismi di mercato: minore trasparenza dei prezzi (ah già, la trasparenza, questa magnifica medicina per tutte le stagioni che i politici offrono in tempi difficili !), minore afflusso di capitali in un settore che ne avrebbe bisogno come dell'acqua nel deserto e - sopratutto - maggiore volatilità nei mercati. Il precedente inquietante dell'esito infausto dei prezzi amministrati delle commodities durante la seconda amministrazione Nixon (1971-1973) dovrebbe essere un monito più che sufficiente a scoraggiare le idee di facili interventi per fiat sui mercati. Sfortunatamente, poichè la storia si ripete ed i politici - come i mercati - non imparano mai la lezione, temo che sarà necessario rinfrescarne la memoria. Auguri !