Donne in azienda. Poche ma buone
I dati sulla presenza delle donne nella proprietà, nei consigli di amministrazione e nel management delle pmi italiane non sono confortanti. Numerose ricerche effettuate dalla SDA Bocconi dal 1998 a oggi evidenziano una costante presenza minoritaria delle donne, anche nelle imprese familiari, sia come azioniste, sia come membri del board, sia nel ruolo di manager.
Una ricerca del 2003 su un campione di 620 pmi italiane ha evidenziato come la percentuale di donne azioniste sul numero complessivo fosse del 37%, che le donne detenessero mediamente il 20% del capitale delle aziende e che la percentuale di aziende dove le donne detenevano la maggioranza delle azioni fosse pari all'8,9%. Una ricerca simile del 2010 sulle pmi del milanese ha evidenziato come, a distanza di anni, la situazione non sia cambiata, anzi! La percentuale di donne azioniste sul numero complessivo di azionisti è del 31%, le donne detengono mediamente il 17% del capitale delle aziende e la percentuale di aziende dove le donne detengono la maggioranza delle azioni è pari all'8,6%. Tutti gli studi mostrano, però, che le aziende familiari hanno una struttura di proprietà più aperta alla presenza di donne, rispetto alle non familiari, così come un numero maggiore di donne membri del cda e del management. Tuttavia, anche nelle pmi familiari, la presenza delle donne rimane di gran lunga inferiore a quella degli uomini, tanto che si può parlare di "soffitto di vetro" anche in queste imprese. La famiglia nelle pmi svolge un ruolo ambiguo a supporto delle donne. Da un lato, essa fornisce loro risorse finanziarie, il network di relazioni, la possibilità di gestire la cosiddetta doppia presenza, ma dall'altro tende a favorire la loro "invisibilità". La segregazione di genere non è solo di tipo verticale, ma anche orizzontale, in quanto si assiste a una concentrazione delle donne nelle funzioni amministrative e nei ruoli di supporto. Sono i ruoli di direttore funzionale quelli dove il numero di donne è maggiore, mentre in quello di responsabile amministrativo esse sono addirittura più numerose degli uomini. Riguardo ai cda e al ruolo di ceo, però, le aziende familiari sono un contesto più favorevole alla presenza di donne, rispetto alle non familiari. Nelle imprese familiari dove gli azionisti sono coinvolti nella gestione aziendale e dove vi è rigidità del patrimonio familiare, che non viene aperto a soci esterni, cresce il numero di donne azioniste. Sembra invece esserci una correlazione negativa tra il numero di donne manager e il numero di azionisti, come se la presenza di numerosi azionisti, nelle imprese familiari, aumentasse il numero di uomini candidati a posizioni di top management, riducendo le possibilità per le donne di accedere a posizioni manageriali elevate. Cosa succede quando il soffitto di vetro viene rimosso? Una ricerca del 2004 su pmi milanesi e bresciane ha evidenziato come, nelle aziende familiari con un numero maggiore di donne nella governance e nel management, il livello di managerializzazione fosse più alto. Una spiegazione di tale risultato potrebbe essere collegata al fatto che nelle aziende familiari le donne affermano la loro leadership come manager, mediante l'impiego di meccanismi formali, coi quali valutare e apprezzare i risultati ottenuti, certificando il proprio contributo oggettivo ed evitando così di essere valutate semplicemente come mogli o figlie dell'imprenditore.Lo studio del 2010 sulle pmi milanesi, invece, ha sottolineato che l'abbattimento del soffitto di vetro è correlato a maggiori livelli di managerializzazione, ma nelle pmi non familiari, piuttosto che familiari. È interessante che emerga un ruolo più strategico delle donne nelle imprese non familiari, anche se queste si caratterizzano mediamente per una loro minore presenza nelle posizioni di vertice, rispetto alle familiari. Questo potrebbe essere la conseguenza di politiche di gestione e valutazione delle risorse umane maggiormente basate su considerazioni e obiettivi formali e oggettivi, rispetto a quanto accade nelle imprese familiari, dove la presenza di "eredi" maschi spesso porta a una loro nomina automatica nei ruoli apicali. Un'ulteriore spiegazione vede, invece, nella presenza di una gestione più manageriale, nelle imprese non familiari, la causa dell'abbattimento del soffitto di vetro. È interessante, infine, sottolineare che nelle imprese non familiari, dove si è riscontrata una relazione tra presenza delle donne nella governance e nel management e grado di managerializzazione, le performance aziendali sono migliori, soprattutto con riferimento alla crescita aziendale e alla posizione competitiva (quota di mercato), mentre non si evidenzia alcuna relazione con la redditività aziendale. Questi risultati sono coerenti con quelli degli studi che hanno evidenziato come le donne tendano a perseguire obiettivi di crescita aziendale, più che di redditività. Essi, invece, contraddicono le ricerche che hanno evidenziato peggiori performance, in termini di redditività, delle aziende guidate da donne. Al contrario, la ricerca effettuata nel 2003 sulle pmi familiari italiane ha addirittura evidenziato come le aziende familiari femminili fossero caratterizzate da livelli di redditività significativamente superiori alla media, con riferimento alla redditività del capitale investito (roi), alla redditività delle vendite (ros) e alla redditività dei mezzi propri (roe). In conclusione, i risultati di tutti gli studi effettuati sulle pmi italiane nell'ultimo decennio tendono a convergere nell'evidenziare che la rimozione del soffitto di vetro è funzionale al successo aziendale, ma non è legata al caso, anzi dipende da un atteggiamento consapevole e da meccanismi e strutture di governance che rappresentano adeguatamente gli interessi dei diversi stakeholder, tra i quali le donne. Nelle aziende femminili vi sono, poi, alcune peculiarità in termini di diffusione di meccanismi manageriali che si associano a migliori performance economico-finanziarie e competitive.