Divulgo, quindi sono
Se dovessi scegliere una sola azione per definire il ruolo sociale dell'università sceglierei divulgare. I centri di alta formazione e di ricerca hanno un obbligo in tal senso non solo nei confronti dei propri studenti ma più in generale della società e dell'opinione pubblica a cui devono essere in grado di trasferire le conoscenze in modo diretto e senza mediazione, adeguando il loro linguaggio ai diversi pubblici e contesti. Sempre di più dobbiamo costruire un dialogo con chi per età, professione, competenze non è nella condizione di accedere allo sviluppo del sapere partecipando a programmi di studio siano essi un corso di laurea o un corso executive.
In questo compito le tecnologie e internet sono sicuramente nostri alleati, basti pensare sul piano della didattica a quanto Bocconi ha sviluppato per esempio proponendo Mooc sulla piattaforma Coursera, ma non sempre possono bastare. Per questo stiamo sperimentando nuovi format e avvicinando nuovi pubblici senza cedere nulla però sul piano del rigore dei contenuti e del metodo scientifico.
Eventi come Brewe, Bocconi research for Europe and the world economy, pensati per portare la business community a conoscere le ricerche più avanzate, o iniziative come Snack News, in cui con il Corriere della Sera vogliamo avvicinare la generazione Z all'attualità attraverso lo sguardo e le competenze dei nostri docenti, sono solo alcuni esempi di come abbiamo deciso di raccogliere la sfida della divulgazione.
Una sfida a cui siamo chiamati non solo come istituzione, ma anche come docenti e studiosi perché come diceva Seneca: «Nessuna conoscenza, se pur eccellente e salutare, mi darà gioia se la apprenderò per me solo. Se mi si concedesse la sapienza con questa limitazione, di tenerla chiusa in me, rinunciando a diffonderla, la rifiuterei».