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Diventare adulti con i soldi di papa'

, di Agnese Vitali e Frank Furstenberg - rispettivamente, research fellow del Centro Dondena, visiting professor in Bocconi e Zellerbach Family Professor of Sociology all'Universita' della Pennsylvania
Solo la solidarietà può colmare la disuguaglianza tra generazioni in termini di ricchezza e benessere economico

Per i giovani di oggi è più difficile diventare adulti. Rispetto a quelli di ieri, i ragazzi di oggi sono più esposti al rischio di avere difficoltà economiche e, come mostra l'istituto americano Pew nel report The Rising Age Gap in Economic Well-Being (2011), si registra un aumento senza precedenti nella disuguaglianza intergenerazionale misurata in termini di ricchezza e benessere economico.

Agnese Vitali e Frank Furstenberg

È qui che entra in gioco la solidarietà tra generazioni. I trasferimenti dagli adulti ai giovani possono essere di tipo monetario, come l'aiuto nell'acquisto della prima casa, e non monetario, come l'aiuto da parte dei nonni per l'assistenza ai nipoti. Esistono tuttavia importanti differenze tra paesi nei trasferimenti dai genitori ai figli: generalizzati e molto diffusi nel Sud Europa, più rari e legati a situazioni di reale necessità nel Nord Europa. D'altra parte, esistono anche importanti differenze tra paesi nell'età in cui i giovani diventano adulti. Ad esempio, l'età mediana in cui i giovani lasciano la casa dei genitori è superiore ai 30 anni nel Sud Europa, intorno ai 20 nei paesi scandinavi e anglosassoni. Agnese Vitali, Arnstein Aassve e Frank Furstenberg, del Centro Carlo F. Dondena Bocconi, hanno studiato le disuguaglianze di ricchezza tra generazioni per comprendere le differenze nella transizione all'età adulta, confrontando gli Stati Uniti, vari paesi europei e il Giappone. Basandosi su microdati armonizzati forniti dal Luxembourg wealth study database, le loro analisi mostrano che in tutti i paesi esiste un ampio gap intergenerazionale in termini di ricchezza netta detenuta, intesa come patrimonio, finanziario e non, al netto dei debiti. L'Italia è un caso eccezionale. Sono pochissimi i giovani italiani che sono diventati capifamiglia prima dei 35 anni (solo il 10% delle famiglie italiane ha un capofamiglia di età inferiore ai 35 anni, contro più del 20% negli Stati Uniti, Svezia, Finlandia e Giappone e più del 15% in Germania e Regno Unito). Eppure, quei pochi italiani che hanno messo su casa prima dei 35 anni sono più ricchi dei loro coetanei in altri paesi: il 62% di questi giovani capifamiglia possiede un'abitazione di proprietà, contro appena il 15% in Germania, 22% in Svezia, 30% in Finlandia, 41% negli Stati Uniti; il Giappone (60%) presenta invece tassi simili a quelli italiani. La spiegazione è da cercare nel fatto che, per i giovani italiani, l'indipendenza abitativa è fortemente legata ai trasferimenti monetari ricevuti dai propri genitori, mentre questa relazione non esiste, di norma, negli altri paesi. Inoltre, disaggregando la ricchezza nelle sue varie componenti, emerge che, in Italia, questa è per la maggior parte costituita dal patrimonio non finanziario, mentre i debiti sono pressoché inesistenti per tutte le fasce d'età. Una situazione diversa si riscontra negli altri paesi, dove i debiti contratti incidono sensibilmente sulla ricchezza detenuta, in particolare per i giovani sotto i 35 anni. Pertanto i giovani italiani, oltre a non poter contare su un welfare generoso, non possono nemmeno contare su un mercato del credito che faciliti l'accesso a prestiti e mutui, il che aumenta ulteriormente la dipendenza economica dai propri genitori e contribuisce ritardare l'uscita di casa e il completamento della transizione all'età adulta.