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Di fronte al rischio come cani, ma senza istinto

, di Francesco Bertolini - docente del Master in economia e management dell'energia e dell'ambiente
Risk management. La parabola della guida per ciechi che l'11 settembre non ascoltò gli inviti alla calma e salvò il suo padrone

Rimanete ai vostri posti e seguite le indicazioni che vi saranno impartite. Furono queste le ultime parole che i poveretti intrappolati nelle torri gemelle si sentirono dire dagli altoparlanti, la mattina dell'11 settembre del 2001.

L'imprevedibile, l'emergenza, tante volte evocata nelle prove di evacuazione era stavolta li, drammatica ed enorme nella sua gravità.Ma, nonostante l'enormità dell'accaduto, si pensava anche in questo caso di gestire l'emergenza, l'imprevedibile, con strumenti codificati, in grado di ridurre al minimo i rischi per le persone. In quella situazione, un cane trascinò il suo padrone non vedente giù per le scale; il cane non ascoltava gli inviti alla calma che giungevano dagli altoparlanti, seguiva il suo istinto; dopo pochi minuti la torre crollò, portandosi con se la vita di migliaia di persone che avevano seguito le istruzioni dei sistemi di emergenza. Il cane e il suo padrone si salvarono. L'emergenza è stata privata del suo significato profondo nella nostra epoca tecnologica e razionale; all'interno dell'evoluzione biologica è spesso possibile osservare l'apparire in modo discontinuo di alcune caratteristiche imprevedibili sulla base di quelle precedentemente esistenti.Sono caratteristiche emergenti, sinonimo di "nuovo", "imprevedibile". Si è creduto di codificare l'imprevedibile, in una presunzione tipica del nostro sistema, che non si può consentire l'imprevedibile. Non si può contemplare il rischio nucleare, i rischi sono nulli, si dice, molto minori di qualunque altra forma di produzione energetica. I rischi di incidente nucleare sono sì molto bassi da un punto di vista statistico e probabilistico ma le possibili conseguenze sono enormi, proprio alla luce della complessità del sistema e dei suoi meccanismi di difesa. Maggiori sono i meccanismi di protezione dall'imprevedibile, maggiore sarà il disastro che l'imprevedibile, una volta superati gli ostacoli predisposti da coloro che si sentono depositari della scienza assoluta, provocherà.Nessuno è in grado di conoscere le conseguenze del disastro provocato dalla British Petroleum nel Golfo del Messico: nessuno, perché nessuno ha mai preso in considerazione l'ipotesi di un incidente a tali profondità. I sistemi di sicurezza sono assoluti, sentenziavano quei perfetti esemplari di manager dell'industria petrolifera, pronti a riscuotere le stock option e andarsene in qualche isoletta deserta. La marea nera raggiungerà anche loro, ormai, anche i manager della Beyond Petroleum, così è stata ironicamente ribattezzata la società alcuni anni fa, per esorcizzare il petrolio che è alla base di tutto ciò che consumiamo nella nostra vita ma che non ci piace. Non vogliamo sapere; la non conoscenza è la base di questo modello ipertecnologico, i rischi devono essere tenuti nascosti, così come i macelli; se si ascoltassero le grida di maiali al macello, non so quanti continuerebbero a mangiare il prosciutto, ma non bisogna ascoltare, non si deve vedere. La conoscenza era ciò che distingueva l'uomo dagli altri animali, che riusciva a definire limiti oltre i quali era troppo rischioso andare. Oggi, nell'epoca del risk management, della protezione civile e delle tecnologie infallibili siamo come quel cane delle torri gemelle, ma privati del suo istinto.