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Danilo, dieci volte cento chilometri come fosse una passeggiata

, di Fabio Todesco
Impiegato alle risorse umane dell'Universita', Macchi, tra sabato e domenica, vuole concludere la sua decima 100 chilometri. Si allena in pausa pranzo e nei fine settimana e, ogni volta che taglia il traguardo, fa una promessa che non mantiene mai

Molti di noi non corrono 100 chilometri nel corso di una vita. Tra sabato e domenica Danilo Macchi li correrà ("facendo gli scongiuri") in circa 13 ore, completando per la decima volta il Passatore, la 100 chilometri più importante d'Italia, che parte il sabato pomeriggio da Firenze, si inerpica sull'Appennino e si conclude il giorno seguente a Faenza, dopo una lunghissima discesa.

L'ultramaratoneta, che lavora alla Funzione risorse umane della Bocconi, ha 54 anni e ha cominciato a correre solo nel 2000. "Sono nato in un mulino immerso nel verde, in una frazione di Caravaggio", racconta, "e l'attività fisica ha sempre fatto parte del mio mondo. Da bambini correvamo per i campi e, per ristorarci, mangiavamo ciliegie dagli alberi e bevevamo l'acqua delle risorgive. Negli anni, poi, ho provato molti sport, dal calcio al karate, dal tennis al nuoto, che amavo e che mi ha anche dato qualche soddisfazione in termini di risultati". Un'improvvisa e forte allergia al cloro lo ha, però, costretto a smettere e l'incoraggiamento di un amico lo ha spinto a cimentarsi, nel 2000, nelle corse non competitive di paese. "La prima volta ho corso 6 chilometri", ricorda, "e il senso di benessere, il contatto con la natura e i primi risultati mi hanno spinto ad aumentare in fretta il chilometraggio".

I miglioramenti devono essere stati davvero fuori dal comune se, nel 2004, Macchi si è trovato al via della Mediterranean Supermarathon di Palermo, che valeva come campionato europeo dei 50 chilometri, classificandosi al 24° posto. L'anno seguente ha concluso il suo primo Passatore, giurandosi che non avrebbe mai ripetuto una simile esperienza. "Avevo dato troppe cose per scontate. A parte la fatica, mi aspettavo, per esempio, che le strade fossero tutte illuminate, e invece mi sono trovato in piena notte sull'Appennino toscano, circondato dal buio e dai versi degli animali".

"Ripeto lo stesso 'mai più' tutte le volte", prosegue Danilo, "ma l'anno successivo mi trovo sempre ai nastri di partenza e oggi mi godo l'esperienza molto più che anni fa, quando tenevo d'occhio l'orologio" (il suo tempo migliore è stato di 11h29m nel 2008). La 100 chilometri non è una gara contro gli altri concorrenti, ma un'esperienza che si condivide. "Si parla, ci si nutre, se qualcuno si fa male si attendono i soccorsi insieme. Si crea una sorta di community, per cui si rimane in contatto via Facebook con le persone che ti accompagnano per parte del percorso".

Concludere una 100 chilometri necessita di un grande allenamento. Da febbraio alla vigilia del Passatore, Danilo corre 100 chilometri la settimana – una decina al giorno dal lunedì al venerdì, in pausa pranzo, e una cinquantina suddivisi tra il sabato e la domenica, a seconda delle esigenze. "È il minimo indispensabile per arrivare senza soffrire", spiega, "e io non vado oltre perché altrimenti la passione per la corsa sconvolgerebbe la vita famigliare". Nel periodo di allenamento non segue piani nutrizionali particolari, ma un'attività di questo genere va sostenuta in modo adeguato, "e allora", chiarisce, "mangio il doppio, a partire dai tre panini con la marmellata per colazione".

A volte, però, qualcosa non funziona e, oltre ai nove traguardi raggiunti, il ruolino di Macchi comprende anche due ritiri, una volta a metà percorso per problemi muscolari, un'altra dopo 65 chilometri per problemi allo stomaco. "Dopo l'ultimo ritiro un ottantenne con alle spalle decine di ultramaratone mi ha bonariamente rimproverato. Tenendo, duro, secondo lui, avrei potuto concludere la corsa. Forse aveva ragione e, comunque, siamo diventati amici. Sabato spero di incontrarlo ancora".

Un anno Macchi non è riuscito a correre per i postumi di un'operazione alla caviglia – un infortunio rimediato quando giocava a calcio e sul quale ha corso qualche decina di migliaia di chilometri... In molti avrebbero smesso, ma Macchi continua a correre, "perché ti fa star bene, ti permette di rilassarti spezzando la giornata lavorativa in due, ti mantiene in contatto con la natura e non ti fa prendere peso". E, a sentirlo parlare, è facile come una passeggiata.