Cultura d'impresa
Egregio Professor Pilati da sempre interessato alle aziende per motivi professionali e "passionali" leggo e seguo gli sforzi che in ambito accademico e scientifico si compiono per fornire sempre più efficienti ed efficaci strumenti a supportare una gestione aziendale la migliore possibile. Convinto che l'azienda la facciano gli uomini e che se un'azienda dispone di Talenti, uomini capaci di fare la differenza, quell'azienda sarà vincente, mi trovo davvero perplesso. Cosa pensare della dilagante mania dell'abuso di contratti a tempo determinato non di rado configurati in maniera poco consona alla normativa? Perchè la logica di utilizzo degli strumenti della legge Biagi, senza far troppa poesia è quella del basso costo.Per carità, si tatta di comportamenti legittimi per un'azienda. Epperò anche volendo esaminare la questione con cinismo nei confronti di cocopro, cococo o come li si voglia chiamare, rimane il fatto che quella logica è l'esatta antitesi della ricerca dei talenti che, volendoli davvero cercare, si troverebbero certamente tra i giovani italiani. E magari anche tra quelli non giovanissimi. Lei puntualmente osserva che è importante la gestione dei non talenti: sacrosanto. Rimane il fatto che in Azienda la presenza di talenti ed il conseguente esercizio di leadership svolgono una funzione di traino ed esempio intrinsecamente fortissima.Le aziende italiane sono in stragrande maggioranza piccole e piccolissime: verissimo. Ma quando, come mi capita di osservare, in numerosi casi non esiste neppure uno straccio di controllo di gestione né si utilizzano neppure per caso le potenzialità pur presenti della IT, la ricerca del basso costo è coerente con un modello di business condannato alla sopravvivenza vegetativa, minidimensional-lamentosa senza che questo neppure alla lontana posssa somigliare ad una attività imprenditoriale. Non parliamo poi di gestione delle risorse che, se va bene, sono affidate al "ragioniere" reclutamento compreso ed inserimento compreso. Se si misurasse il clima in molte aziende, si avrebbero chiavi di lettura chiarissime ed utili anche alla gestione dei non talenti con vantaggi che solo unosprovveduto non immaginerebbe. Infatti! E chi lo va a dire all'imprenditore di "misurare il clima"! Comprerebbe al massimo un termometro. Molto della crisi italiana e della pelosa richesta di protezione e di "difesa" dei lavoratori italiani è solo insufficienza o mancanza di cultura d'impresa e di autentico spirito imprenditoriale anche se è politicamente scorretto dirlo. Vedo come indispensabile una certosina opera di proselitismo verso la cultura d'impresa, una paziente, instancabile opera di diffusione di cultura manageriale che chi a qualunque titolo opera nelle aziende dovrebbe esercitare come una missione. Diversamente la faticosa opera di studio e ricerca che istituzioni prestigiose come la Bocconi e docenti della sua levatura portano avanti, rimarrà appannaggio esclusivo di quel gruppo di aziende più grandi e/o meglio strutturate lasciando in retroguardia la miriade di piccole e piccolissime aziende e con esse il Paese. Con considerazione e stima Luigi Zoppoli