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Crescita, piu' giustizia e meno contenzioso

, di Margherita Saraceno - ricercatrice junior del Centro di ricerca Paolo Baffi della Bocconi, per due anni sara' Marie Curie Fellow presso l'Amsterdam Center for Law and Economics
Il costo sociale, anche in Italia, della difficoltà di accedere alla tutela dei propri diritti frena lo sviluppo

Dispute e conflitti caratterizzano ogni interazione complessa fra imprese, cittadini e istituzioni. L'ordinamento giuridico, le leggi e la loro applicazione dovrebbero, da un lato, ridurre i conflitti e, dall'altro, garantire rimedi idonei a gestirne la risoluzione. L'accesso alla giustizia diviene così diritto cautelativo per eccellenza, perché consente a coloro che ritengano di aver subito un torto di agire affinché il proprio diritto sia riconosciuto.

Margherita Saraceno

L'accesso alla giustizia è considerato sia obiettivo, sia strumento di policy, specie da parte degli organismi internazionali orientati allo sviluppo politico ed economico dei paesi emergenti e in via di sviluppo. Il pieno accesso alla giustizia viene infatti considerato non solo fondamentale sotto il profilo dell'equità, ma soprattutto un fattore critico per favorire la sicurezza pubblica, la partecipazione al lavoro e all'attività d'impresa e quindi per la crescita economica e sociale di un paese (si vedano i programmi di access to justice dello United nations development programme e dell'Ocse). L'insufficiente accesso alla giustizia è però un problema rilevante anche per i paesi più sviluppati, benché essi dispongano di sistemi giudiziari progrediti. Secondo l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (Fra), l'inadeguato accesso alla giustizia è un problema che caratterizza trasversalmente i paesi dell'Unione. La ridotta consapevolezza dei propri diritti da parte dei cittadini e delle imprese, l'esigua conoscenza del funzionamento del sistema legale, spesso molto complesso, e la scarsa fiducia nelle istituzioni sono fra i principali impedimenti a un pieno accesso ai rimedi giurisdizionali. A ciò si sommano ostacoli economici e altre barriere sociali e culturali. Apparentemente in contraddizione con l'insufficiente accesso alla giustizia, vi è il fenomeno dell'enorme volume di contenzioso che sovraccarica gli apparati giudiziari e ne esaspera diseconomie e inefficienze. Questo rende la giustizia estremamente onerosa per la collettività offrendo risposte istituzionali inadeguate. Questo problema caratterizza molti paesi sviluppati e fra questi certamente l'Italia, con la ben nota questione dell'eccessiva durata dei processi, dell'inefficienza delle procedure concorsuali e dell'eccessiva complessità del sistema giudiziario nelle sue diverse articolazioni. Secondo il Governatore della Banca d'Italia (Considerazioni finali 2011), la sola lunghezza dei processi civili comportava nel 2011 per l'Italia una perdita stimabile in un punto di pil. Questo dato indica la rilevanza del problema, stima ancora più rilevante se si andasse a ricomprendere tutti gli altri ostacoli a un pieno ed effettivo accesso alla giustizia. In un'ottica di sviluppo socio-economico, il trade-off tra favorire l'accesso alla giustizia e scoraggiare il contenzioso rimane uno snodo cruciale per le politiche per la crescita che non può essere tralasciato. Nel dibattito sulle riforme strutturali relative al processo, alle professioni forensi, ai metodi alternativi di risoluzione delle controversie e all'organizzazione dei tribunali, dovrebbe trovare spazio un'attenta riflessione sugli effetti sistemici che un insufficiente accesso alla giustizia comporta, primo fra tutti un'inadeguata deterrenza delle condotte illecite.

L'inadeguato accesso alla giustizia, infatti, non diversamente dal mancato accesso alla sanità, all'istruzione, alle politiche per il lavoro e per lo sviluppo di settori strategici per le economie nazionali rappresenta un problema non solo etico, ma realizza un costo sociale rilevante e ostativo allo sviluppo di un paese.