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Competere nell'era della AppsEconomy

, di Carmelo Cennamo - assistant professor presso il Dipartimento di management e tecnologia
Piattaforme in grado di orchestrare l'ecosistema fatto di partner e utenti. È questo il vero segreto del successo

Cosa hanno in comune Nintendo Wii, Google Chrome o l'iPhone Apple? Il fatto che parte della loro forza ruoti intorno alle applicazioni complementari o app. A tal punto da far riflettere se ci troviamo già in una nuova era economica oltre la NetEconomy, era che potremmo quindi definire AppsEconomy. La sfida competitiva per queste piattaforme che creano e mediano il mercato con e tra utenti e sviluppatori di applicazioni, si basa sulla capacità di orchestrare l'intero ecosistema di partner, stimolando innovazione e qualità dell'offerta di applicazioni in modo da soddisfare al meglio le esigenze e preferenze degli utenti finali. Ma orchestrare non vuol dire semplicemente massimizzare il numero di applicazioni e/o utenti (ad oggi, mantra generalmente accettato). Si materializza invece in un'attività molto più sofisticata e complessa: il disegno di un ecosistema dove i ruoli degli attori e le regole di governance delle transazioni e relazioni tra gli stessi e la piattaforma siano ben bilanciati e strategicamente coerenti. La piattaforma deve tener conto di contraddizioni strategiche tra la volontà di acquisire rapidamente dominio nel mercato attraverso la crescita spinta del numero di applicazioni offerte e l'effettiva capacità di attrarre sviluppatori di qualità che possano garantire consistenza e sostenibilità dell'ecosistema.

Questo emerge chiaramente dai risultati di un recente studio (Carmelo Cennamo e Juan Santaló, Platform Competition: Strategic Tradeoffs in Platform Markets, Strategic Management Journal, in corso di pubblicazione) sulle dinamiche competitive nel settore dei videogiochi, dove si evidenzia, per esempio, come politiche contrattuali con i partner basate su clausole di esclusività entrino in contrasto con un intenso livello di concorrenza all'interno dell'ecosistema, col risultato di attirare applicazioni di qualità inferiore, con effetti negativi sulla performance (ovvero sulle quote di mercato).

Carmelo Cennamo

Questo, con altri risultati dell'analisi, sfata in buona parte il mito del winner-take-all, ovvero la convinzione che in questi mercati la piattaforma che per prima riesce ad ottenere un numero superiore di utenti e applicazioni finisce poi per dominare tutto il mercato. Cosi non è per il settore dei videogiochi, come non lo è per altri settori mediati da piattaforme. Nel mercato degli smartphone, per esempio, nonostante Google Android abbia una quota di mercato doppia rispetto ad Apple iOS, quest'ultimo, con il suo iPhone, risulta per molti utenti e sviluppatori il preferito. Rispetto a sistemi Android, infatti, Iphone e iPad registrano tassi di soddisfazione presso gli utenti di gran lunga superiori e una redditività ben più elevata sia per il gestore della piattaforma, Apple, sia per gli sviluppatori di app, e questo grazie alla migliore integrazione del sistema e maggior controllo esercitato da Apple che garantisce una migliore qualità ed esperienza di uso. Cruciale per la competitività, dunque, non è la dimensione di per sé, ma la capacità della piattaforma di modellare le proprie strategie in modo da coniugare al meglio i propri obiettivi di crescita con quelli dei partner che ad essa contribuiscono. In una parola, la capacità di orchestrare l'ecosistema.