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Co2. Diplomazia e mercato decideranno il futuro

, di Stefano Pogutz - SDA professor of practice
La necessità ineludibile è di disaccoppiare la crescita dall'impatto ambientale, decarbonizzando le tecnologie

I dati sulla crescita delle emissioni di Co2, che nel 2010 hanno segnato un record storico dopo la pausa del 2009 sotto la spinta dell'economia cinese e del ricorso a fonti fossili di molti Pvs, ripropongono con forza la questione della sostenibilità ambientale e climatica del nostro modello di sviluppo. Al contempo, stimolano la nostra intelligenza per cercare di individuare nuovi strumenti di policy, nuove tecnologie, nuovi modelli di business in grado di rompere la stretta relazione esistente tra crescita economica, consumi e impiego di risorse naturali.

Ciò significa, in primo luogo, capire i meccanismi di funzionamento del nostro pianeta; una sfida complessa, che vede da anni coinvolti gli studiosi.In questo quadro, Johan Rockström e alcuni colleghi dello Stockholm resilience centre hanno coinvolto scienziati di vari campi per capire quali sono le funzioni fondamentali prodotte dagli ecosistemi e quali sono i limiti di sicurezza che dobbiamo rispettare se non vogliamo andare incontro a trasformazioni planetarie. Il risultato di questa ricerca, pubblicata su Nature nel 2009, è duplice: da un lato, sono stati identificati nove processi naturali fondamentali che influenzano la vitalità e la produttività degli ecosistemi da cui dipendiamo (come l'inquinamento da agenti chimici, l'utilizzo di acqua potabile, l'impiego della superficie terrestre); dall'altro, si è rilevato che ben tre di questi processi (perdita di biodiversità, cambiamento climatico e dinamica dei cicli di azoto) si sono modificati in modo radicale, uscendo dalla banda di oscillazione definita spazio di sicurezza. Il tema dei limiti non è nuovo nella discussione sulla sostenibilità del nostro modello di produzione e consumo. Un meccanismo come il cap and trade, introdotto nel 1997 con il Protocollo di Kyoto per disciplinare le emissioni climalteranti, rappresenta il tentativo di porre un limite alla nostra generazione di gas serra. Ciò significa che se vogliamo continuare a crescere e rispettare i limiti naturali, è necessario disaccoppiare la crescita dall'impatto ambientale, o de-carbonizzare tecnologie e consumi.La diplomazia internazionale ha stabilito che lo spazio di sicurezza per evitare variazioni climatiche tali da determinare rischi sociali ed economici inaccettabili è quello delle 450 parti per milione in volume di Co2 (al 2035). Questo scenario si dovrebbe accompagnare a un aumento medio di temperatura di 2 gradi centigradi. Secondo le stime dell'Intenational energy agency lo scenario 450 presuppone una riduzione significativa della nostra carbon intensity, che dovrebbe dimezzarsi su base annua nel periodo 2008-2020, e ridursi di un quarto ogni anno nel periodo 2020-2035. Questo obiettivo richiede che nel periodo 2010-2035 il 50% del taglio delle emissioni cumulate di gas serra provenga da Stati Uniti e Cina, l'8% dall'Europa e il 7% dall'India, il resto dalle altre economie. L'obiettivo richiederebbe una rivisitazione sostanziale del nostro modello energetico, la rapida diffusione delle energie rinnovabili, delle tecnologie di carbon capture and storage, del nucleare, e soprattutto, aumentare l'efficienza energetica. Il fallimento del vertice di Copenhagen (2009) rispetto alla possibilità di trovare un erede della convenzione globale sul clima, che si estinguerà nel 2012, ha lasciato una grande incertezza sulla possibilità di raggiungere l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura al 2020 a 2 gradi rispetto all'era preindustriale. L'idea di un framework vincolante che impegna tutti i paesi nella riduzione delle emissioni, determinando di fatto un unico mercato per la Co2, rappresenta secondo molti la soluzione più efficace. Tuttavia questa strada appare sempre più complessa e, ad eccezione della Ue, il partito dei paesi che preferisce altre forme di accordi, come agreement bilaterali, settoriali e bottom-up, sembra prevalere, come emerso a Cancun.Nei prossimi 10 mesi, a Durban prima e a Rio dopo, si terranno due appuntamenti determinanti per lo sviluppo sostenibile e il clima. Vedremo se diplomazia, economia e mercato riusciranno a trovare un modo per ritornare a collocare l'umanità nei limiti che la natura ci impone.