Class action, trema la politica
Vi è grande fibrillazione inItalia per l'introduzione di un meccanismo di "class action" che dovrebbe consentire la promozione collettiva di azioni giudiziarie che il singolo soggetto danneggiato non avrebbe né l'interesse né la forza di condurre individualmente. Il dibattito fa costante riferimento agli Stati Uniti, che possono considerarsi la patria di questo strumento processuale, del suo uso e del suo abuso.
Il contenzioso di gruppo, in America, non si limita a fornire tutela giudiziaria agli individui, ma è spesso il motore di grandi cambiamenti legali e sociali. Negli anni '60, le class action hanno portato alla desegregazione razziale delle scuole degli Stati del Sud, mentre negli anni '80, prodotti pericolosi come l'amianto o il contraccettivo Dalkon Shield sono stati ritirati dal mercato e portati in tribunale grazie alle class action. Oggi le class action vengono impiegate per accelerare la riduzione delle emissioni di gas che causano il cambiamento climatico e per trascinare davanti alla giustizia chi calpesta i diritti umani.
L'efficacia delle class action per ottenere risarcimenti in caso di violazioni della disciplina della concorrenza, di frodi finanziarie e di danni provocati da prodotti difettosi hanno spinto molti legislatori a contemplare l'introduzione di simili meccanismi negli ordinamenti europei. L'interrogativo che viene comunemente sollevato, particolarmente nel dibattito italiano, è se le class action possano funzionare senza le contingency fee (gli onorari degli avvocati stabiliti in percentuale della somma recuperata da chi vince la causa), i danni punitivi (pagamenti imposti al convenuto soccombente a favore degli attori non a titolo di risarcimento del danno, ma con funzione afflittiva) e la "discovery" cui sono tenute le parti (scambi di informazioni relative al processo). Questi "accessori" della class action sono essenziali alla sua funzione negli Stati Uniti ma, come molti hanno già osservato, sono potenzialmente incompatibili con alcuni lineamenti del sistema giudiziario italiano.
Accanto alle importanti questioni di compatibilità con il sistema giudiziario, ci si potrebbe chiedere, in senso più generale, se le class action siano adatte al contesto socio-politico italiano e al ruolo dei tribunali in questo sistema. Sebbene le moderne class action non esistessero quando Alexis de Tocqueville scriveva le sue osservazioni sull'America,l'intellettuale francese sottolineava che "non c'è praticamente nessuna questione politica negli Stati Uniti che non si trasformi prima o poi in una questione giudiziaria". Il tempo gli ha dato ragione: per esempio, quando la National rifle association, la potente lobby dei produttori di armi da fuoco, bloccò il tentativo del Congresso di varare una legislazione sul controllo delle armi da fuoco o di proibire l'uso delle letali pallottole "black talon", furono condotte class action contro i produttori di armi per spingere i tribunali a realizzare, almeno in parte, ciò che il Congresso non riusciva a fare. Analogamente, quando l'industria del tabacco riuscì a impedire l'adozione di misure antifumo da parte del legislatore federale, i singoli Stati si riunirono come attori di una class action e riuscirono a ottenere dai produttori di sigarette un accordo extragiudiziale da più di 250 miliardi di dollari come risarcimento dei costi sanitari legati alle sigarette. Queste azioni non rappresentano solo uno sforzo per far risolvere ai tribunali questioni di fronte alle quali la politica si dimostra impotente, ma simboleggiano il ruolo creativo dei tribunali americani, quali veri e propri policy maker.
Le class action potrebbero non aprire le porte all'ampio spettro di casi trattati negli Stati Uniti. Ma il contenzioso di gruppo invita inevitabilmente i tribunali a superare il proprio ruolo di fornitori di giustizia nel singolo caso, per dare soluzioni generali a problemi che affliggono ampi gruppi di persone, in altre parole problemi che sono, in un certo qual modo, eminentemente politici. In Italia l'insoddisfazione politica sembra trovare più pronta espressione in scioperi, dimostrazioni pubbliche, manifestazioni politiche e "a-politiche" (come quelle organizzate da Beppe Grillo). Oltre a chiedersi se il sistema giudiziario italiano sia pronto per le contingency fee, sarebbe allora importante chiedersi anche se la società e il sistema politico italiano siano pronti a un ruolo più attivo e creativo dei giudici.