Bruno Casella, quando serve anche un po' di creativita'
Il World Investment Report (WIR) è uno dei documenti più importanti diffusi dalla Conferenza delle Nazioni Uniti sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD). Esce ogni estate, analizza le tendenze degli investimenti diretti esteri, propone raccomandazioni ad altre organizzazioni internazionali e ai policymaker nazionali. Uno degli economisti che partecipa alla realizzazione del report è Bruno Casella, laurea al DES e dottorato in statistica alla Bocconi.
Nel documento 2016 ha analizzato le strutture proprietarie e di governance delle multinazionali e le implicazioni sulle politiche d'investimento in un'epoca di economia globalizzata e Panama Papers. "Uno degli aspetti più sfidanti dell'attività di ricerca economica presso gli organismi internazionali" spiega "è la necessità di mantenere un'ampia prospettiva per tenere conto dell'interdipendenza dei problemi e arrivare a una sintesi sostenibile, laddove la ricerca accademica richiede invece specializzazione e profondità analitica. Un altro elemento stimolante, per quanto senza dubbio controverso, è la necessità di fare i conti con il livello di praticabilità politica della ricerca". E pensare che nove anni fa Casella aveva momentaneamente abbandonato la ricerca. Dopo un contratto in Inghilterra offerto dal professor Gareth Roberts, un'autorità del Metodo Monte Carlo di cui s'era occupato nella tesi di dottorato, Casella ha sentito il bisogno, per usare le sue parole, di vedere come funzionano le cose nella realtà.
Ha lavorato per cinque anni in McKinsey, per poi trovare impiego presso la divisione Investment and Enterprise di UNCTAD dedicandosi a un tipo di ricerca applicata e legata a obiettivi di sviluppo. "Ma è stata la ricerca pura degli anni accademici a insegnarmi il rigore analitico, la capacità di maneggiare in modo accurato gli strumenti dell'analisi matematica e statistica, e infine il terzo aspetto, forse il più esaltante e meno noto: la creatività, che è poi l'elemento distintivo del grande ricercatore. Parlare con Gareth era come parlare con un artista".