Bioetica con misura
Da molti mesi a questa parte i dilemmi bioetici vengono usati in Italia come strumenti di lotta politica. Aborto, eutanasia, procreazione assistita, testamento biologico: si tratta di termini usati per polarizzare l'opinione pubblica, per creare identità e differenze, per generare consenso e dissenso politico. Per taluni questo è il sale stesso della democrazia; per altri si chiama, più banalmente, ideologia. Ciò che rileva è che il dibattito sui grandi temi della vita, da sempre lacerato in Italia da forti contrapposizioni, ha fatto un balzo indietro di almeno dieci anni, vanificando il lavoro faticoso di chi si è ostinato a credere nella costruzione di ragioni condivise. Orbene, se questa diagnosi è corretta, la ricetta da proporre al nuovo governo, così come al futuro legislatore, è molto semplice: parsimonia e determinazione.
Occorre prendere atto che i dilemmi bioetici non possono essere risolti a colpi di provvedimenti normativi. Chi pensa questo evidentemente non ha mai frequentato una corsia di ospedale, un consultorio familiare, un centro di ricerca biomedica. In questi ambiti peculiari della vita sociale, il diritto non è dotato degli strumenti per qualificare gli interessi in gioco né tanto meno per proteggerli adeguatamente. Il diritto ha inoltre modalità di intervento rozze e sproporzionate, come dimostra la cronaca recente in tema di interruzione volontaria della gravidanza. Ciò che il diritto può fare è fissare dei principi che pongono dei limiti ai comportamenti dei soggetti coinvolti, favorendo tuttavia la loro responsabilizzazione, garantendo scelte libere ma consapevoli, rispondendo in modo flessibile alle esigenze del caso singolo. Se il legislatore si accontenta di formulare indiscriminatamente obblighi e divieti – qualunque sia, si badi bene, il loro contenuto – le regole diventano il problema, non la soluzione. Auspicare una certa parsimonia nella regolazione dei problemi bioetici non significa tuttavia parteggiare per la deregolamentazione. Tutt'altro. Entra qui in gioco la seconda parola d'ordine che il futuro esecutivo dovrebbe far propria: determinazione. Occorre intervenire presto e bene, sia per fissare il quadro di principi appena auspicato, sia per correggere gli errori compiuti nel passato. Per quanto riguarda il primo obbiettivo, un quadro di principi per la bioetica esiste già. è la Convenzione di Oviedo sui diritti dell'uomo e la biomedicina, ratificata dall'Italia nel 2001 ma che è rimasta ad oggi lettera morta, a causa della mancata emanazione, da parte del governo, dei decreti attuativi ad essa collegati. Si tratta di uno strumento normativo per molti versi imperfetto, che indica tuttavia la strada maestra per regolare le questioni oggi in agenda, inserendole all'interno di un quadro di standard sovranazionali. è auspicabile che la convenzione sia resa operativa dal governo italiano quanto prima, in modo da colmare un vuoto imbarazzante.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, il nuovo governo dovrebbe intervenire per risolvere i guai creati dalla legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. Il giudizio su una legge non può prescindere dalla valutazione delle sue conseguenze. Nel caso della legge 40, tali conseguenze sono aberranti dal punto di vista medico, laceranti dal punto di vista psicologico, biasimevoli dal punto di vista etico. Occorre fare qualcosa per restituire dignità al desiderio di essere madre.