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Beatificati o demonizzati. Comunque banalizzati

, di Giacomo De Laurentis - ordinario di banking and finance presso il Dipartimento di finanza della Bocconi
Rating. Non esistono metodi oggettivi di assegnazione perciò necessitano di forti competenze per essere utilizzati bene

I danni derivanti dalla banalizzazione dei rating sono grandi. Le agenzie sono ora accusate di non aver declassato velocemente istituzioni poi andate in default, ora di aver declassato troppo affrettatamente paesi sovrani. I rating interni assegnati dalle banche alle pmi sono considerati pro-ciclici e incapaci di tenere conto dei piani e delle potenzialità delle imprese. I rating impliciti nell'andamento dei mercati finanziari (credit spread, cds e corsi azionari) sono ora beatificati in quanto quasi sempre segnalano tempestivamente l'incipiente default, ora demonizzati perché producono segnali di allarme anche riguardo a debitori buoni, creando inutile panico. Si allude a conflitti di interessi tra rater e debitori invocando interventi dei supervisor, ma proprio normative quali Basilea 2 inseriscono incentivi per l'assegnazione di rating (di agenzia e interni) favorevoli, in grado di alleviare i requisiti di patrimonio (almeno nel breve periodo) per le banche.

In realtà, i rating (esterni, interni, impliciti) hanno storie e sostanza diverse, così come le loro performance predittive; inoltre, le performance sono diverse in diversi comparti (agli estremi: molto buone sulle large corporate industriali, meno buone sulle cartolarizzazioni). Occorre diffidare di coloro che: discutono delle performance dei rating citando singoli casi di istituzioni andate o non andate in default; immaginano esista una metodologia oggettiva e "superiore" per l'assegnazione dei rating. Il rating è una opinione sulla probabilità di default di un soggetto in un dato orizzonte temporale: nella logica ex-ante, tutti i debitori che condividono una data classe di rating condividono la medesima probabilità di default; nella prospettiva ex-post, alcuni singoli soggetti di una data classe di rating saranno andati in default ed altri no. Ex post il rating è sempre sbagliato se lo si riferisce ad un singolo debitore! Infatti, ex post il concetto ha significato solo con riferimento ad un gruppo di debitori, e può essere confrontato solo con il tasso medio di default realizzatosi nell'orizzonte temporale prescelto. I rating di agenzia hanno un processo produttivo costoso, ma performance eccellenti: la figura evidenzia la netta separazione dei tassi di default storici delle diverse classi di rating, che sono sempre più alti per classi di rating peggiori, anche su orizzonti temporali sino a 20 anni dopo la data di assegnazione del rating! I rating assegnati dalle banche hanno generalmente performance meno buone, ma sono molto più economici in quanto poggiano su modelli a base statistica. Tuttavia, l'alto livello di "oggettività" di tali rating non garantisce le migliori performance. Il Governatore della Banca d'Italia ha ritenuto necessario già da tempo intervenire in merito, auspicando di riconsiderare alcune scelte (Draghi M., Intervento del Governatore della Banca d'Italia, ABI Assemblea Ordinaria, 8 Luglio 2009, pag.4): "È altrettanto importante che le banche nel decidere sul credito da dare usino tutta l'informazione loro disponibile; integrino i risultati dei metodi statistici di scoring – che perdono parte della loro capacità predittiva in momenti eccezionali – con la conoscenza diretta del cliente, delle sue effettive potenzialità di crescita e di redditività nel lungo periodo. Il radicamento territoriale del sistema bancario è prezioso; va utilizzato, dove è stato perso va ricostruito. Occorre valorizzare quanto più possibile le conoscenze sul campo, evitando un eccesso di automatismi".