Per arrivare la', dove nessuno e' mai giunto prima
Il tema delle competenze non ha ricevuto ad oggi nella moda e nel lusso sufficiente enfasi. A torto, perché queste aziende, spesso a conduzione familiare, fronteggiano importanti sfide, prima tra tutte quella della successione imprenditoriale e creativa, che richiedono culture e competenze nuove rispetto al modello consolidato.
Trattando di competenze in questi settori facciamo riferimento a tre categorie: il sapere (conoscenze di business e di ruolo); il saper fare (eccellenza operativa); il saper essere (valori e attitudini dell'individuo).Nel passato il saper fare è stato centrale per settori spesso definiti ad elevata intensità di "mestiere": competenze di prodotto (scelta materiali, lavorazioni, co-makership con fornitori) e di gestione di attività tipiche quali gli eventi (la sfilata) e le pr. Progressivamente a queste competenze se ne sono associate altre (il sapere): conoscenze a livello di concorrenti e canali, best practice nelle diverse aree funzionali e settori merceologici. Oggi la necessità di gestire processi complessi all'interno di catene di fornitura e reti di negozi globali richiede un più attento bilanciamento tra le tre competenze: in particolare il sapere e saper fare rapportato alla capacità di sapersi confrontare e mettere in discussione, il saper essere. In aziende nel passato prevalentemente orientate alla vendita e al mercato domestico, difficilmente le decisioni sono state supportate da dati o sistemi informativi adeguati. Inoltre la visione (e l'ego) dei titolari o dei creativi è stata "il" riferimento per la presa di decisioni. Oggi non è pensabile affrontare sfide nelle aree dell'eccellenza retail, del merchandising, dell'e-commerce senza il contributo di persone in grado di gestire o operare all'interno di team interfunzionali e multiculturali dove spesso più che il singolo strumento è fondamentale la capacità di aggregare le competenze in modo veloce. Si pensi al mondo del fast fashion dove prosperano aziende come Zara, H&M, OVS. La capacità chiave per queste aziende risiede nel capire quello che funziona a livello di prodotto sul territorio, saperlo produrre e distribuire nei tempi adeguati, rendendo leggibile l'offerta su grandi punti vendita a libero servizio. La produzione non è più legata al saper cucire a macchina ma a pensare velocemente al prodotto giusto per uno specifico mercato già ottimizzandolo rispetto ai problemi di industrializzazione. Non si può che lavorare sulla base di gruppi interfunzionali che dialogano costantemente supportati da sistemi informativi efficienti. All'opposto il mondo del lusso dove è fondamentale continuare ad alimentare la rilevanza e desiderabilità del marchio su un mix di canali distributivi e di comunicazione. Saper articolare il messaggio della marca con un occhio ai social media e un altro ai punti vendita mantenendo comunque l'identità aziendale richiede la capacità di sapersi aprire, confrontare e mettere in discussione con pubblici diversi: non solo il cliente finale ma anche gli specialisti interni di mercato/canale. Le persone in grado di portare in azienda queste competenze stratificate sono tendenzialmente giovani, dimostrano un'affinità e una passione per la moda e il lusso anche se provengono da settori diversi, hanno esperienze professionali o di vita internazionali che consentono loro un più facile adattamento rispetto a contesti in forte evoluzione. Questi talenti richiedono alle aziende un ambiente che valorizzi la loro possibilità di fare la differenza, anche a costo di sbagliare. Perché l'iniezione di creatività e innovazione di cui questi settori disperatamente necessitano non può prescindere dal tentativo di intraprendere strade mai percorse.