Ancora piu' difficile fare carriera in Ue
La Commissione europea è l'esecutivo comunitario. Anche se negli ultimi due decenni numerosi nuovi enti (dalle Agenzie europee al recentissimo Servizio europeo di azione esterna, previsto dal trattato di Lisbona entrato in vigore il 1 dicembre 2009) hanno affiancato la Commissione venendo a determinare un sistema amministrativo composito e articolato, il cuore della 'pubblica amministrazione europea' rimane la Commissione.
Durante la prima metà degli anni 2000 (Commissione Prodi) sono state effettuate, sotto la spinta del commissario britannico Neil Kinnock, importanti riforme nella gestione del personale. Queste riforme sono state seguite nella seconda metà del decennio (Barroso I) da successivi interventi, che per una parte non trascurabile costituiscono una reazione o revisione delle precedenti riforme.Le riforme hanno riguardato principalmente la valutazione del personale, i relativi criteri di promozione e i percorsi di carriera, e le procedure di reclutamento a tutti i livelli (ancora un cantiere aperto). Dopo le riforme, il personale è soggetto a una valutazione formale, su base annuale, al termine della quale a ciascun funzionario viene assegnato un determinato punteggio. L'accumularsi dei punti, dopo un certo numero di anni, rende possibile la promozione. Vi sono dei vincoli ai punteggi attribuibili al personale internamente a ciascuna unità organizzativa, un meccanismo che rende possibile solo a un numero limitato di funzionari di ottenere il massimo del punteggio. Questo meccanismo si combina con il nuovo sistema dei livelli di inquadramento, che sono stati aumentati (il livello di inquadramento iniziale corrisponde ad un livello di remunerazione inferiore rispetto al passato). Nell'insieme, il percorso di carriera richiede molti più passaggi, che avvengono nell'ambito di un sistema di valutazione formale della prestazione molto articolato: lo sviluppo di carriera in Commissione europea si presenta oggigiorno se possibile ancora più "impegnativo" di quanto non fosse in passato. Un altro importante intervento è consistito nell'introduzione di una logica di mobilità obbligatoria di tutto il personale con qualifica dirigenziale. Si è voluto così "spezzare i monopoli" di competenza (talvolta percepiti come 'monopoli nazionali') su determinate materie e creare una sorta di 'identità corporate', di senso di appartenenza complessiva alla Commissione. Ma questo intervento ha anche effetti potenziali sul clima organizzativo, e tende ad andare a scapito della costruzione di competenze tecniche ad altissima specializzazione, in passato un tratto fortemente caratterizzante la Commissione. È interessante osservare anche cosa non è stato introdotto dalle riforme degli anni 2000. Ad esempio, la valutazione della performance del personale è collegata esclusivamente alla promozione (passaggi di categoria di inquadramento), mentre rimane escluso ogni collegamento con una parte (variabile) della remunerazione (cosiddetta logica della pay-for-performance). Una ricerca Ocap, attualmente in corso, sta investigando alcuni degli impatti determinati dalle riforme amministrative sull'esercizio della funzione manageriale in Commissione europea.