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Amministrazione non cosi' pubblica

, di Fabrizio Pezzani - ordianrio di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni
Ma dove il capitale sociale è alto, funziona

Parlare di merito nelle aziende non è semplice. Questa fase storica nell'economia, in particolare dagli anni Novanta, evidenzia come i criteri decisionali su cui declinare il principio di merito nelle aziende sia pubbliche che private hanno privilegiato comportamenti opportunistici a scapito dell'interesse comune. Nelle amministrazioni pubbliche il concetto di merito è stato declinato per favorire l'interesse di gruppi, che ha finito per prevalere sugli interessi collettivi portandoci alla situazione di difficoltà economica e sociale in cui oggi versiamo. I dirigenti del comune di Catania, pur in presenza del default dell'amministrazione, sono stati premiati tutti al massimo livello; Roma capitale, con un deficit di 12 miliardi di euro, riceve 500 milioni di euro all'anno.

Oggi scontiamo i risultati di quei modelli di 'meritocrazia' impropriamente applicati. Non si può dunque parlare di merito, di come misurarlo e valutarlo, se non si definiscono prima i sistemi valoriali e culturali e le finalità a cui i comportamenti personali devono tendere e a cui le misurazioni devono essere indirizzate. La p.a. paga questa carenza progettuale e di metodo in una fase storica che richiede alla stessa una diversa interpretazione del suo ruolo a partire dagli enti locali. Un assetto istituzionale in bilico tra accentramento e decentramento, risultato di una politica con orizzonti di brevissimo termine, non consente di definire lo scenario istituzionale e rende difficile l'individuazione delle aree di responsabilità tra i livelli istituzionali. Il patto di stabilità opera con una logica di uniformità (i tagli lineari) in un paese reale diversificato come controllore esterno al sistema, ma ne ingessa la gestione e la capacità operativa, la possibilità di fare programmazione e quindi di definire in modo puntuale gli obiettivi a cui tendere e le responsabilità, elemento di base per definire i criteri di merito. Ad esempio, il termine di presentazione del preventivo per l'anno in corso è slittato a luglio–agosto: si lavora così in esercizio provvisorio per 7-8 mesi e solo 4-5 mesi sono oggetto di programmazione. In quei mesi però è necessario fare le operazioni di assestamento richieste da una normativa in continuo movimento (si pensi alla Finanziaria) che richiede di rivedere i piani per l'anno successivo e anche per quello in corso per capire come assorbire i tagli previsti. L'esclusiva attenzione a rincorrere un obiettivo a breve che sembra cambiare in continuazione rende difficile definire un modello valutativo dei meriti del singolo e dell'azienda nella sua unità. Sono in sostanza tutti sulla linea di porta a respingere il pallone dove capita senza una strategia precisa. L'analisi del paese consente comunque di fare qualche considerazione in ordine al rispetto del principio di merito. Infatti, là dove si riesce a coniugare meglio il merito professionale individuale nel rispetto di un bene comune condiviso (tendenzialmente nord e centro nord) vi è sempre una rilevante presenza di capitale sociale che contribuisce a ridurre i comportamenti opportunistici con un più forte e condiviso controllo sociale. In quei territori l'attenzione a un'amministrazione più trasparente e rispettosa del ruolo professionale avviene indipendentemente dalla presenza di specifiche normative perché la tradizione civica rappresenta una regola non scritta ma rispettata. Il principio del merito ha una più facile applicazione in quei territori perché si può fondare su un sistema di valori condiviso che ne rafforza l'applicazione. Un sistema sociale più orientato alla solidarietà e alla collaborazione è dunque condizione essenziale per superare questa fase di confusione.