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Al di la' delle Alpi le aree urbane le pensano cosi'

, di Giuseppe Franco Ferrari - senior professor presso il Dipartimento di studi giuridici
Monocentriche come il land di Vienna o policentriche come la Greater London Authority, reistituita nel 2000

L'interesse degli studiosi italiani per le aree metropolitane ha conosciuto una rilevante accelerazione dopo la revisione del Titolo V della Costituzione nel 2001 e la riformulazione dell'art. 114, che ha introdotto nell'ordinamento le città metropolitane come enti territoriali necessari equiordinati a comuni e province, pur in assenza di qualsiasi regolazione normativa o anche solo di definizione della loro struttura e della loro dimensione. La collocazione istituzionale di un'unità di area vasta, quali saranno le future città metropolitane, è problematica sotto diversi profili; in primo luogo, bisogna infatti decidere preliminarmente se il territorio della città metropolitana deve essere ritagliato da quello della provincia in cui è contenuto o si costruisce mediante consorziazione di gruppi di comuni, restando intatta la configurazione dell'ente di secondo livello, della cui soppressione periodicamente si parla.

Nell'attuale situazione di incertezza, uno sguardo al diritto comparato ha l'utilità di fornire indicazioni e stimoli, idee e sollecitazioni, anche se la circolazione dei modelli non è mai facile nei contesti amministrativi, in cui si sconta la vischiosità di istituti e principi. Scendendo nel dettaglio, al fine di una possibile classificazione del fenomeno metropolitano sul piano, per così dire, fenomenologico, l'espansione del processo di urbanizzazione ha determinato l'insorgere di una vera e propria "questione metropolitana". Basti pensare che, attualmente, nell'Unione europea si censiscono non meno di un centinaio di aree metropolitane, nelle quali risiede circa il 60% della popolazione dell'Ue. In via di prima approssimazione, si possono differenziare aree metropolitane costituenti le c.d. entità monocentriche, vale a dire create attorno a un centro principale, rispetto invece alle c.d. entità policentriche, chiamate talvolta "regioni urbane" e che consistono in una pluralità di centri fra di loro strettamente legati e interdipendenti. La prima soluzione ha trovato accoglimento soprattutto in Austria e Germania, con la città-Land di Vienna e le città-stato di Amburgo e Brema, oltreché della capitale Berlino. La seconda soluzione è stata utilizzata ad esempio per la creazione nel 1965 della Greater London Authority, soppressa nel 1986 e, quindi, nuovamente istituita nel 2000. Se, invece, consideriamo la governance come sistema soft di integrazione metropolitana e il government come sistema hard, il più elevato livello di istituzionalizzazione del governo metropolitano comporta la creazione di organi e/o strutture per superare la frammentazione delle amministrazioni municipali, mentre all'opposto mancano istituzioni specifiche per il governo metropolitano nel caso delle forme più "leggere" di governance metropolitana, poiché in quest'ultimo caso tutto si riduce ad una sorta di coordinamento fra le amministrazioni del livello di base, con il mantenimento di organi e strutture dei governi municipali. Naturalmente, le soluzioni estreme sono di assai rara verificazione, laddove invece l'esperienza concreta evidenzia la frequenza di formule ibride, collocabili a mezza via fra le due menzionate polarità. Ciò accade soprattutto in Francia, dove le communautés urbaines sono definibili con maggiore appropriatezza entità metropolitane, piuttosto che vere e proprie città metropolitane, dal momento che viene salvaguardata la frammentazione comunale e garantita flessibilità, ossia si privilegia la formula della governance rispetto a quella del government dell'area metropolitana. Gli spunti comparatistici sono destinati però a restare senza seguito sino al possibile, ma ancora improbabile, intervento del legislatore che dia attuazione alle previsioni costituzionali sulle Città metropolitane.