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Aggiustare, fallire o cambiare

, di Franco Bruni - professore ordinario di teoria e politica monetaria internazionale
Area euro. L'idea del Meccanismo europeo di stabilità

Con la crisi finanziaria globale sono emersi gravi problemi di debito pubblico. In parte preesistevano alla crisi, causata proprio dai troppi debiti, pubblici e privati. In parte i debiti sono invece conseguenza della crisi, che ha indotto i governi ad aumentarli per aiutare banche e imprese in difficoltà e per sostenere l'economia. Nell'area dell'euro la questione si è presentata in modo particolarmente critico perché, con una moneta comune, creata da una banca centrale sovranazionale indipendente, i governi indebitati non possono "stampar moneta" per rimborsare i debiti. Il che è invece possibile, per esempio, per i governi statunitense e giapponese. La crisi dei debiti pubblici europei è grave anche perché l'integrazione finanziaria dell'area dell'euro fa sì che i titoli emessi da ciascun governo sono acquistati in gran quantità da banche e investitori di altri paesi: il debito pubblico si confonde allora con quello estero e diventa un problema internazionale.

Qualcuno ha parlato di "crisi dell'euro": ma a essere in crisi, più che la moneta europea, è la stabilità finanziaria dell'area che la usa. È noto che la minaccia alla stabilità deriva soprattutto da alcuni paesi, piccoli ma molto indebitati: Grecia, Irlanda e Portogallo. La questione dei debiti pubblici dell'area è davvero spinosa e presenta due speciali difficoltà. La prima è che il disegno di una procedura organica, da adottare nel medio termine, per prevenire e trattare l'eccessivo indebitamento dei governi, si sovrappone al bisogno di gestire l'emergenza, cioè le urgenti difficoltà di rifinanziamento del debito. L'emergenza richiede di improvvisare decisioni controverse, che complicano la ricerca del consenso su un quadro di regole di lungo periodo. Per superare questa difficoltà si è deciso di mettere una data finale al periodo dell'improvvisazione, fissando il 2013 come inizio di un nuovo regime organico per le difficoltà dei debiti pubblici. Un regime che però è ancor lungi dall'essere stabilito con chiarezza. La seconda difficoltà è il contrasto fra "aggiustamento" e "fallimento" dei paesi in difficoltà. Il costo delle riforme per aggiustare la loro finanza pubblica è pagato dai sacrifici dei loro cittadini. Ma se si ammette che un governo possa "fallire", cioè ristrutturare le scadenze, gli oneri e l'ammontare del suo debito, c'è un costo anche per chi lo ha imprudentemente finanziato, anche dall'estero. È difficile trovare una procedura che mescoli in modo equilibrato aggiustamento e fallimento. L'aggiustamento richiede tempo e sostanziosi aiuti di credito pubblico comunitario e del Fmi. Ma l'eventualità del fallimento crea panico e rende più difficile raccogliere finanziamenti privati, mette in pericolo la solvibilità delle banche, anche di altri paesi, che hanno acquistato il debito. La ricerca del giusto equilibrio fra le due strade è affrontata dal progetto di un Meccanismo Europeo di Stabilità che il Consiglio europeo ha approvato ma che va ancora dettagliato e implica una modifica del Trattato che i paesi membri dovranno ratificare. Nel frattempo sarà di grande aiuto all'area dell'euro la disciplina dei bilanci pubblici dei paesi, come il nostro, la cui situazione debitoria non è ancora considerata allarmante.