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Vuoi politici migliori? Pagali di piu'

, di Gunes Gokmen
Retribuzioni più alte attraggono candidati più istruiti, che ottengono risultati migliori quando entrano in carica, osserva Tommaso Nannicini in un articolo di prossima pubblicazione scritto con Stefano Gagliarducci

Il gioco vale la candela? La questione dei salari dei politici è da sempre dibattuta e senza una risposta definitiva. Gli elettori non sono in grado di stabilire un compenso ottimale per i politici. L'opinione pubblica si divide sull'argomento: chi si lamenta degli stipendi troppo alti dell'élite politica, e chi sostiene salari alti per avere politici piu competenti. In un articolo di prossima pubblicazione sul Journal of European Economic Association intitolato Do Better Paid Politicians Perform Better? Disentangling Incentives from Selection, Tommaso Nannicini (Dipartimento di Economia) e Stefano Gagliarducci (Università di Roma Tor Vergata) affrontano questo tema e si chiedono se i politici pagati meglio hanno anche una performance migliore. Gli autori concludono che salari più alti attirano candidati con un livello di istruzione più alto. Inoltre, i politici in carica mostrano una performance migliore.

Gli autori si concentrano su due canali. In primo luogo, un aumento della retribuzione dei politici può attirare persone più qualificate, le quali altrimenti sceglierebbero opportunità più vantaggiose nel settore privato. In secondo luogo, un aumento dei salari incentiverebbe i politici in carica a svolgere meglio il loro lavoro se le prospettive di rielezione dipendono dalle loro prestazioni quando sono in carica. Gli autori stabiliscono che, effettivamente, salari più alti attirano candidati più istruiti e che politici meglio pagati mostrano una maggiore efficienza. In particolare, il miglioramento della performance dei politici è dato soprattutto dal primo meccanismo di selezione di individui più istruiti.

Gli autori valutano l'impatto delle retribuzioni dei politici con un quasi-esperimento utilizzando un data-set di tutti i comuni italiani dal 1993 al 2001. Il quasi-esperimento è possibile in quanto il salario del sindaco non aumenta in modo uniforme, ma a gradini, al superamento di determinate soglie dimensionali della popolazione. Tale scenario istituzionale fornisce agli autori una fonte di variazione esogena. Il confronto dei sindaci delle città immediatamente sotto e immediatamente sopra la soglia di 5.000 abitanti permette agli autori di utilizzare un approccio di discontinuità di regressione per verificare se un aumento dei salari attrae persone con costi opportunità più elevati e se influenza le prestazioni dei politici eletti.

L'istruzione dei candidati nelle città con più di 5.000 abitanti è 6,4% più alta rispetto all'istruzione media nei comuni più piccoli, grazie al fatto che nelle città più grandi il salario dei sindaci è del 33% più alto rispetto al salario dei sindaci nelle città con una popolazione tra 3.000 e 5.000 abitanti. Inoltre un tale aumento salariale modifica la composizione delle occupazioni dei candidati: più colletti bianchi, come avvocati e manager, sono coinvolti nell'attività politica locale.

Misurando le prestazioni dei politici attraverso tasse, tariffe e spese, gli autori mostrano che i politici meglio pagati riducono la dimensione delle amministrazioni comunali. Più concretamente, nel comune di un politico meglio retribuito, le tariffe pro-capite si riducono dell'86%, gli investimenti dell'11% e le spese correnti del 22%.

Infine, sfruttando l'esistenza di un limite di due mandati per i sindaci, gli autori sono in grado di distinguere l'effetto dei salari sulle prestazioni attraverso l'attrazione di politici più esperti o attraverso incentivi di rielezione dei sindaci in carica. Infatti, applicando una strategia diff-in-diff al campione di sindaci che sono stati eletti per due mandati consecutivi gli autori forniscono la prova che la maggior parte dell'effetto di un aumento dei salari è guidato dal miglioramento delle competenze dei sindaci eletti invece che dagli incentivi di rielezione.