Una rivoluzione non fa Primavera
Nel 2010 l'allora presidente della Tunisia Zine al-Abedine Ben Ali, rivolgendosi a un segretario di stato americano in visita a Tunisi, disse con soddisfazione che era grato che la Tunisia si trovasse nel Maghreb anziché nel Mashreq, vale a dire nella parte stabile del Nord Africa e non del sedizioso Medio Oriente. Ancora non sapeva che all'inizio del 2011 l'immolazione del venditore ambulante Mohamed Bouzizi avrebbe comportato la fine del suo "regno" pluriventennale e innescato una serie di eventi cui ci si riferisce comunemente con il nome di Primavera araba. Dopo lo scoppio della Rivoluzione dei gelsomini e la rapida caduta anche dei regimi di Mubarak e Qaddafi ci fu chi, allora, cominciò a parlare di una quarta ondata di democratizzazione, che avrebbe coinvolto tutto il mondo arabo.
Purtroppo, la realtà dei fatti, a quattro anni di distanza, è ben diversa. Come abbiamo illustrato in un recente volume (J.O. Frosini, F. Biagi, eds, Political and Constitutional Transitions in North Africa. Actors and Factors, London, 2014) ci sono state diverse transizioni politiche e costituzionali in Nord Africa, ma (per ora) solo quella tunisina può essere considerata una vera e propria transizione democratica. Infatti, per quanto concerne il Marocco, grazie all'astuzia di Re Mohammed VI, il paese ha resistito al vento del cambiamento con l'approvazione della Costituzione del 2011 che ha introdotto alcune limitate modifiche alla forma di governo, ma il regime marocchino rimane (per ora) ibrido e non democratico-pluralista. L'Algeria, lungi dall'essere stata coinvolta nella Primavera araba, fu invece il primo paese arabo ad aver sperimentato una propria rivoluzione alla fine degli anni ottanta che fu repressa nel sangue da un regime che resiste ancora oggi grazie ai proventi del gas naturale e il ruolo preponderante di Sonatrach (Société Nationale pour la Recherche, la Production, le Transport, la Transformation, et la Commercialisation des Hydrocarbures). Per quanto concerne la Libia proprio come il successo della rivoluzione che portò alla caduta del regime di Qaddafi fu l'apice del coinvolgimento della comunità internazionale, così oggi l'impasse che sta subendo la transizione libica è dovuta alla sostanziale assenza della comunità internazionale con la conseguenza che il paese rischia di diventare preda dell'Isis. Infine, l'Egitto nel giro di poco tempo ha sperimentato una rivoluzione e una contro-rivoluzione con l'approvazione di ben due costituzioni: quella di Morsi nel 2012 e quella del Generale Al Sissi nel 2014. Entrambe le leggi trovano però le loro radici nella Costituzione del 1971 e non a caso sono i militari a mantenere le redini del potere.
Solo la Tunisia inizia il 2015 lasciandosi alle spalle un anno ricco di successi: l'adozione di una nuova Carta fondamentale e il rinnovamento democratico delle proprie istituzioni. Il 26 ottobre le elezioni parlamentari hanno assegnato la vittoria (39,6%) a Nidaa Tounes, un nuovo partito secolarista guidato da Béji Caïd Essebsi, mentre Ennahda, il partito islamico moderato che fu protagonista della fase costituente, con il 31,7% si è affermato come il secondo partito del paese.
Il risultato delle elezioni presidenziali di novembre è stato in linea con quelle legislative e si è risolto in un testa a testa tra il presidente uscente Moncef Marzouki per il Partito del congresso della repubblica e Béji Caïd Essebsi per Nidaa Tounes, con la vittoria di quest'ultimo (ex-primo ministro del secondo governo ad interim post rivoluzione, nonché ex-ministro di Grazia e giustizia durante la presidenza di Bourguiba).
Furono disposti sul territorio ben 4.000 osservatori elettorali indipendenti, provenienti dal National Democratic Institute, dall'International Republican Institute e dall'organizzazione tunisina per la tutela dei diritti umani Mourakiboun. A conferma della regolarità del voto e del successo delle elezioni vi fu la dichiarazione dell'osservatore americano Andrew Natsios secondo il quale la Tunisia "potrebbe rappresentare la transizione democratica di maggiore successo nel mondo arabo". Ovviamente questa è anche la nostra speranza insieme a quella di vedere la Primavera scoccare nuovamente in altre parti del Nord Africa e del Medio Oriente.