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Troppa moneta fa male anche a te. Di' alla Fed di smettere

, di Fabio Todesco
Franco Bruni, in "L'acqua e la spugna", ripercorre 40 anni di politiche monetarie, indicando le responsabilita' delle banche centrali nella crisi odierna e indica la strada per il futuro. Facendosi capire da tutti
Franco Bruni
L'acqua e la spugna
I guasti della troppa moneta
Università Bocconi editore, 2009
206 pagine, 15 euro

"La crisi oggi è la principale preoccupazione delle banche centrali. Devono contribuire all'acrobatica operazione di gestirla e curarla. Ma la crisi è anche colpa della loro politica monetaria. Hanno creato troppa moneta e consentito che si creasse troppo credito, con tassi di interesse troppo bassi, per troppo tempo. La conseguenza è che i mercati hanno fatto cattivo uso del credito sovrabbondante.

La qualità dei prestiti e dei titoli si è deteriorata, fino al moltiplicarsi delle insolvenze e allo scoppio della crisi". È lo stesso Franco Bruni, nell'introduzione, a chiarire quale sia la tesi centrale del suo L'acqua e la spugna. I guasti della troppa moneta (Università Bocconi editore, 2009, 206 pagine, 15 euro).

Se negli ultimi anni la Fed (influenzando anche la Bce) ha inondato il mondo di liquidità, spiega Bruni, lo si deve a uno scenario inedito, composto da tre fattori. Il primo, la globalizzazione, disperdeva le pressioni inflazionistiche dell'eccesso di moneta e le controbilanciava con i bassissimi costi di produzione dei Paesi emergenti(Cina prima di tutti). Questi usavano i grandi proventi delle loro esportazioni per acquistare titoli americani, aumentando perciò la domanda di dollari e sostenendo la quotazione della valuta americana che, se si fosse svalutata, avrebbe compromesso la competitività delle loro esportazioni.

Il secondo fattore, la crescita smisurata del sistema finanziario, creava una spugna gigantesca e dalle diramazioni incerte (quella a cui si riferisce il titolo), tra la creazione di moneta e il suo utilizzo nei mercati dei beni e dei servizi che determinano l'inflazione. Il terzo, diretta conseguenza di quello precedente, è l'asservimento delle banche centrali a mercati finanziari sempre più importanti e potenti. La Fed di Alan Greenspan, sostiene Bruni, avrebbe interpretato in modo estensivo la propria missione, facendosi garante della crescita continua di mercati finanziari che necessitano di essere continuamente lubrificati da dosi massicce di liquidità. Non solo, in preda a una fiducia eccessiva nei propri mezzi, si sarebbe abbandonata a quel fine tuning (la sintonia continua dei tassi di interesse) che, Bruni ripete più volte, provoca più danni che benefici.

La reazione delle banche centrali alla crisi odierna ha ulteriormente aggravato il problema, moltiplicando la base monetaria, rimasta però in gran parte intrappolata nei ventricoli della spugna.

Il pregio del libro di Bruni è quello di ripercorrere, rendendola comprensibile al grande pubblico, l'evoluzione delle politiche monetarie dagli anni '70 a oggi, individuare un'ortodossia tradita e riproporla con tratti moderni per affidarle l'accompagnamento all'emersione dalla crisi.

I concetti da salvare sono la perniciosità dell'inflazione; il suo legame con l'espansione monetaria; la sua forte dipendenza dal meccanismo delle aspettative e quindi l'importanza della credibilità delle banche centrali. Le quali dovrebbero, così, riguadagnare credibilità attraverso la trasparenza, comunicando al mercato un tasso di espansione monetaria di lungo periodo, dal quale derogare il meno possibile, e limitando gli interventi sui tassi. In quanto alla stabilità finanziaria, essa potrebbe essere affidata alle banche centrali, ma non allo strumento della politica monetaria, bensì a quello della vigilanza edei controlli prudenziali.

Franco Bruni, ordinario di teoria e politica monetaria internazionale all'Università Bocconi, è membro dello European shadow financial regulatory committee e vicepresidente dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) di Milano

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