TPS, un bocconiano al servizio del bene comune
Una fonte di ispirazione per "reagire a questo difficilissimo momento della vita italiana ed europea". È il ruolo che Tommaso Padoa-Schioppa può ancora svolgere, a un mese e mezzo dalla scomparsa, secondo il presidente della Bocconi, Mario Monti, che ha introdotto la commemorazione che l'Università ha dedicato ieri a uno dei suoi più illustri laureati. "Guardando in alto", ha detto Monti facendo riferimento alle parole con cui Padoa-Schioppa aveva concluso la sua prolusione all'anno accademico 2005-2006 della Bocconi, "saremo capaci di vincere la malinconia, di trasformarla in rinnovato impegno, in fiducioso ed energico contributo individuale ad una comunità più coesa, che possa guardare dentro se stessa non con vergogna, ma con orgoglio".
Ricordando gli anni di Padoa-Schioppa alla Banca d'Italia (1968-1979 e poi 1984-1997), il presidente emerito della Repubblica ed ex governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, in un videomessaggio, ha detto: "Tommaso era esemplarmente espressione di quella borghesia colta, illuminata, laboriosa, consapevole delle proprie responsabilità sociali e per questo capace di una visione non angusta del proprio ruolo. Una classe dirigente che professava la sobrietà come religione civile; osservante di un'etica severa". L'Europa, ha ricordato ancora Ciampi, era il suo "ideale più forte, il motore potente dell'agire di Tommaso, ma direi la sua cifra esistenziale".
Jacques Delors, storico presidente della Commissione europea e presidente del comitato che, alla fine degli anni '80, ha tracciato le linee guida per la costituzione dell'Unione economica e monetaria prima e dell'euro poi, ha ricordato la grande cultura di Padoa-Schioppa e ha sostenuto che "Tommaso a Bruxelles è stato determinante, in una dialettica costante tra pensiero e azione".
Uno spirito degno di un padre fondatore, quale effettivamente è stato per l'euro e un uomo convinto di non avere mai finito di imparare. È questi il Padoa-Schioppa ricordato dal presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, che ha voluto ricordare una citazione di Jean Monnet cara a TPS: "Quando si è decisi sull'obiettivo che si vuole raggiungere, bisogna agire senza fare ipotesi sui rischi di insuccesso. Finché non avete tentato, non potete dire che qualcosa sia impossibile".
La statura internazionale di TPS (come era chiamato in tutto il mondo) è stata ricordata da Paul Volcker, ex presidente della Fed, che ha detto che "senza nessun mandato ufficiale, è stato in pratica l'ambasciatore d'Europa presso il mondo finanziario e ha convinto anche gli scettici che la Banca centrale europea e l'euro sono destinati a durare".
"Uno degli europeisti più convinti che abbia conosciuto, uno degli economisti più raffinati, uno degli intellettuali più puri", lo ha definito Romano Prodi nel suo ricordo dell'attività di Padoa-Schioppa come ministro dell'economia del secondo governo Prodi (2006-2008). "La crescita è sempre stato il punto di arrivo della politica di Tommaso Padoa-Schioppa, ma il risanamento ne ha costituito il pilastro fondamentale (...). Risanamento e sviluppo, infine, non potevano essere separati dall'equità", ha detto Prodi. "L'altra battaglia di contenuto etico che ha voluto combattere durante la sua azione di ministro dell'economia e delle finanze è stata la lotta contro il morbo del breve termine che corrode tutte le democrazie moderne, ma in particolar modo quella italiana". Prodi ha ricordato, infine, la tempesta mediatica che si era abbattuta su Padoa-Schioppa quando aveva osato sottolineare la "bellezza del contribuire, ciascuno con le proprie capacità, alle spese necessarie per il bene comune", concludendo che l'insegnamento di Padoa-Schioppa è "un insegnamento molto semplice perché semplice è il richiamo alle necessarie virtù collettive".
La testimonianza del figlio di Padoa-Schioppa, Camillo, ha restituito un uomo certo della propria scala di valori ("Le cariche che ho ricoperto sono state nulla rispetto al privilegio di aver potuto contribuire alla creazione dell'euro"), idealista (quando il figlio gli chiese perché nel settore pubblico si guadagni meno che in quello privato rispose: "Se uno ha la possibilità di lavorare per il proprio paese è giusto che faccia qualche sacrificio"), ironico ("Avere fatto il banchiere centrale in Italia è come avere fatto il medico in Africa"), ma anche amareggiato dalla cattiva piega della vita politica ("Non sono sicuro che vivrò abbastanza a lungo per vedere la fine di questa terribile stagione").
La commemorazione si è conclusa con il commosso intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha definito Padoa-Schioppa un "public servant, un servitore della cosa pubblica, non riconducibile alla figura di tecnocrate. Uomini di profonda vocazione e formazione democratica come lui", ha proseguito Napolitano, "in qualunque struttura o istituzione operino sul piano nazionale o internazionale, per elevate che siano le loro competenze e prestazioni tecniche, conoscono il senso del limite, sanno dove la loro responsabilità si arresta e cede il passo alla sfera delle decisioni politiche, assunte in nome della sovranità popolare".
Del tutto eccezionale la platea che ha voluto ricordare TPS nella sua università, tra ministri in carica (Roberto Maroni e Giulio Tremonti), banchieri centrali (Mario Draghi, Mugur Isarescu e Georgios Provopoulos), ex capi di stato e di governo (Massimo D'Alema, Guy Verhofstadt ed Ernesto Zedillo) e un'interminabile schiera di rappresentanti del mondo economico e produttivo. Hanno fatto pervenire messaggi di rammarico per la loro assenza, tra gli altri, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il presidente del Senato italiano, Renato Schifani.
Al presidente della Repubbica è stata consegnata la prima copia di una raccolta di editoriali di Tommaso Padoa-Schioppa edita dalla Fondazione Corriere della Sera.