Serve più professionalità nella logistica
Il recente fermo dell'autotrasporto ha messo in luce la debolezza strutturale della logistica italiana. Nel nostro paese solo il 15% delle imprese affida le attività logistiche in outsourcing, e prodotti e materie prime vengono trasportati su strada nel 79,6% dei casi (dati in tonnellate-km). Le imprese di autotrasporto hanno in media 3 addetti, e i principali operatori logistici hanno capitale estero.
Le performance aziendali (dati 2005) mostrano che il settore logistico in Italia è ancora in crescita, con il consolidamento di alcuni processi di aggregazione avvenuti e l'entrata di grandi player stranieri (Dhl Deutsche Post, Tnt, Geodis, ecc.). Nella rassegna annuale del Giornale della Logistica sulle prime 1.000 aziende (dall'autotrasporto a corrieri e spedizionieri, dai gestori di magazzini agli interporti ecc.) per fatturato, emerge una evoluzione costante. I primi 1.000 operatori aumentano il fatturato complessivo del 7,7%, avvicinando i 20 miliardi, e i primi 50 rappresentano il 52% del fatturato censito.
Questi dati consentono di riflettere sul rapporto tra grandi imprese e pmi: il processo di concentrazione di impresa è incessante, ma i player logistici medio-piccoli danno segnali di crescita non meno incoraggianti. Il 1.000° operatore italiano ha ormai un fatturato di circa 1,9 milioni di euro, a dimostrare che il processo di crescita è compatibile con la parcellizzazione d'impresa.
L'utile medio dei piccoli e medi operatori desta semmai preoccupazione: in un settore che, a causa della forte concorrenza, presenta utili intorno allo 0,5%, il valore è pari a circa 140.000 euro per le 950 imprese dopo i big, con più di 200 casi di bilanci in perdita. E si tratta di imprese che comunque travalicano la dimensione familiare. Simili risultati non consentono ai piccoli operatori di investire nell'innovazione tecnologica e negli strumenti per l'ottimizzazione del trasporto oggi necessari per offrire ai clienti servizi logistici integrati e a volte non permettono nemmeno il rinnovo della flotta.
Tali margini lasciano ancora molto spazio a fusioni e acquisizioni, soprattutto da parte di grandi operatori esteri interessati a sviluppare la capacità di trasporto e magazzinaggio in Italia. Una possibile risposta endogena da parte delle pmi di logistica è quella delle aggregazioni di impresa. La razionalizzazione dell'offerta può apportare – in prospettiva – anche una riduzione della congestione stradale, grazie all'aggregazione dei carichi e all'efficientamento dei percorsi. Il processo di aggregazione dell'offerta non sortirà gli effetti sperati se non viene accompagnato da azioni di aggregazione della domanda di servizi logistici, per far fronte alla parcellizzazione degli ordini tipica della struttura industriale italiana. Un'economia basata sulle pmi e i distretti industriali genera infatti ordini di trasporto di piccolo volume e di frequenza non regolare, aumentando i costi (o costringendo l'autotrasporto a tariffe troppo basse), acuendo il già difficile rapporto tra logistica efficiente e sistema di produzione just-in-time. Alcuni casi pilota (tendering comune dei servizi di trasporto, milk-run ecc.) dimostrano la raggiungibilità dell'obiettivo.
In questo scenario, le rivendicazioni settoriali dell'autotrasporto per tariffe accettabili e controlli anti-dumping sono condivisibili, specialmente dopo l'apertura del settore agli operatori dell'Est europeo e il superamento del sistema delle tariffe a forcella in vigore fino al 2006. Le piccole e medie imprese di autotrasporto devono però guardare positivamente il consolidamento in Italia di grandi gruppi logistici, perché in questo modo possono contare su un numero crescente di potenziali clienti dai bilanci solidi e dal fatturato in espansione. L'adozione dei sistemi logistici sviluppati dai grandi operatori per loro stessi e per i fornitori porta quasi sempre a operazioni logistiche razionali e al contenimento dei costi operativi. Il sogno di agire da operatore totalmente indipendente, nelle attuali condizioni di concorrenza e integrazione, rischia invece di determinare l'uscita dal mercato.