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Schumann e Brahms

, di Giovanni Iudica - ordinario di diritto civile e direttore della Scuola di giurisprudenza della Bocconi
L'incontro e l'amicizia tra i due grandi

Quando pensiamo a Brahms lo vediamo vecchio, con una barba imponente, un'aria pensosa, severa. Da ragazzo sembrava essere un'altra persona: fragile, dai lineamenti fini, capelli biondi lunghi e lisci, occhi azzurri come il cielo del Nord, e uno sguardo innocente e incantato. Sembrava un angelo. Aveva un sogno: poter incontrare il suo idolo, l'autore della Kreisleriana e dei Kinderszenen, Robert Schumann. Gli aveva inviato le sue composizioni, accompagnate da lettere di ammirazione, senza riceverne riscontro, e aveva pure tentato di incontrarlo, ad Amburgo, ma non fu ricevuto. Schumann non aveva tempo per gli importuni. L'incontro avvenne il 30 settembre 1853, a Düsseldorf, nella casa dell'illustre compositore, e accadde l'inimmaginabile. Appena quell'angelo ventenne iniziò a interpretare la sua prima Sonata, l'infastidito, nevrotico Maestro ebbe un sussulto. Chiamò la moglie Clara, per condividere con lei la forte emozione. Entrambi capirono di trovarsi dinnanzi a un miracolo. "Vi è un giovane di Amburgo, scrisse Schumann nel suo famoso articolo Vie Nuove, dotato di un tale genio che eclissa tutti gli altri giovani compositori". La stima, l'amicizia e l'affetto che nacquero in quell'incontro, tra i due coniugi e quel giovanotto, generarono uno dei più sorprendenti sodalizi artistici che la storia ricordi. "Maestro onorato", scrisse il giovane Johannes a Schumann, "lei mi ha dato una tale felicità che non sono in grado di ringraziarla con semplici parole. Dio voglia che con le mie opere possa dimostrarle quanto il suo affetto e la sua bontà mi hanno stimolato e incoraggiato". Dal giorno di quell'incontro, il grande Maestro e il giovane compositore non si separarono più. Trascorrevano i pomeriggi insieme, a suonare i grandi classici, alternandosi al pianoforte, a ragionare di composizione e di musica. La sera partecipava anche Clara, raffinata intenditrice e lei stessa autrice di non insignificanti composizioni. La felicità creativa di queste tre anime durò appena un anno. La notte dell'11 febbraio 1854 Schumann non riuscì a prendere sonno: sentiva un fortissimo, identico suono. Nei giorni seguenti, quel tremendo suono che gli faceva scoppiare la testa persisteva implacabile. I medici non riuscirono a fornire né risposte né terapie; si limitarono a dire che l'equilibrio del paziente si era spezzato. Brahms scrisse che l'essere del suo grande protettore "si era staccato troppo presto dal proprio corpo".

Dopo quella crisi la salute di Schumann sembrò migliorare. Il Maestro riuscì a leggere le Variazioni e le Ballate che il giovane allievo gli aveva consegnato. "Sono incomparabilmente belle. Vi si riconosce la smagliante ricchezza della tua fantasia e la profondità della tua arte, due qualità che non mi era mai capitato di trovare riunite nella stessa persona". Schumann trascorse il 1855 entrando e uscendo dagli ospedali psichiatrici. Il 27 luglio 1855 Clara fu chiamata d'urgenza al manicomio di Endenich, dove il marito giaceva, ormai irriconoscibile, in una stanza triste e grigia. Clara, accompagnata da Brahms, si precipitò per essergli vicino e per stringergli la mano. Il 29 luglio Schumann aprì gli occhi, sorrise a entrambi, e poi li richiuse per sempre. Dopo la morte del Maestro, Brahms inondò Clara di lettere appassionate. "Penso continuamente a voi. Come sarei infelice se non vi avessi!". Tra le altre, le scrisse una lettera con un enigmatico pensiero: "All'immortalità nell'aldilà non crediamo veramente. L'unica vera immortalità si trova nei bambini".