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Ritorno a Sanremo per Amedeo Bianchi

, di Fabio Todesco
Il docente di diritto pubblico ha un passato da cantautore e dal gruppo che lo accompagnava sono usciti ottimi professionisti della musica. Ma la vera tournée in Italia l’ha fatta come professionista della pubblica amministrazione

Alle 3 di notte di martedì 17 febbraio, serata inaugurale del Festival, Amedeo Bianchi passeggiava per Sanremo con gli inviati di Radio Bocconi. La mattina dopo, mentre gli studenti ancora dormivano, lui ripartiva per la Lombardia, dove è Segretario e Direttore Generale della Città di Lissone e professore a contratto di diritto pubblico alla Bocconi.

Versione professionale

Al 46enne professionista napoletano non mancano né le energie, né l'abitudine alle ore piccole, acquisita negli anni '80, quando era un giovane cantautore che faceva rock melodico italiano. Ha all'attivo un repertorio di una decina di pezzi, brevi tournée in proprio, un singolo pubblicato in due versioni, articoli sulle riviste musicali (Mucchio Selvaggio, Ciao 2001, Nike, che gli dedicò una doppia pagina centrale), qualche apparizione televisiva (tra le altre all'Orecchiocchio, la trasmissione che ha lanciato giovani presentatori come Fabio Fazio e Giulia Fossà) e alcune serate come supporter di Eduardo De Crescenzo. Lui non fa più il cantante, ma alcuni dei musicisti che lo accompagnavano sono diventati ottimi professionisti.

"Giorgio Savarese", racconta Bianchi, "tastierista e pianista che scriveva le musiche insieme a me e arrangiava i pezzi, è oggi un punto di riferimento per il panorama nazionale perché gestisce un importante studio di registrazione e ha lavorato coi Chattanooga, la prima formazione lanciata da Renzo Arbore a Quelli della notte, Fred Bongusto, Edoardo Bennato, Toquiño e altri importanti importanti artisti. Roberto D'Aquino, che suonava il basso con me, lo ha fatto, oltre che per i Chattanooga e Bennato, anche per Peppino Di Capri, Giorgia e, ora, per Gigi D'Alessio mentre Giulio Visibelli, sassofonista di fama internazionale, vanta collaborazioni, tra l'altro, con Gianna Nannini e Roberto Vecchioni".

Il suo singolo uscì una prima volta con il titolo Il sorriso della morte, incontrando però l'opposizione scaramantica di molti gestori di juke-box, un mercato allora molto importante, e fu riedita, con un arrangiamento diverso, come Lunga è la strada. La musica di Bianchi, per quanto originale, veniva accostata a quella di Enrico Ruggeri e Sergio Caputo. "Come i lavori di gran parte dei cantanti che, in quegli anni, furono brevemente attivi", spiega il docente della Bocconi, "delle mie canzoni non rimane traccia in rete. Però ho i master originali e con Savarese ci siamo proposti di rispolverarli per poi trasferirli su un supporto elettronico e renderli disponibili in un sito internet tutto nostro".

A metà degli anni '80 Bianchi si trasferì per lavoro da Napoli al Veneto. Per un po' l'attività con gli amici musicisti poté proseguire, grazie a ricongiungimenti avventurosi su e giù per la Penisola, ma poi andò scemando a causa del sempre maggiore carico di lavoro, "tanto che finii per smettere quasi senza accorgermene", dice ora. Non senza, però, provare a partecipare al Festival di Sanremo. "Nel 1985 superai tutte le fasi di preselezione del Passaporto per Sanremo, ma alla fine venne a mancare il supporto, anche economico, di un produttore e di una casa discografica e non se ne fece nulla".

In compenso seguì una carriera nella pubblica amministrazione, che nulla ha da invidiare a una tournée. Dal 1986 ad oggi ha lavorato, con incarichi di sempre maggiore responsabilità, prima a Venezia e Treviso, poi a Segusino (Tv), Almenno San Salvatore, Urgnano e Curno (Bg), Calcinaia (Pi), San Giuliano Milanese, Mariano Comense e, da ultimo, a Lissone (Mb). Oltre all'incarico manageriale a Lissone, mantiene la carica di presidente di Tecum, l'azienda speciale consortile per i servizi alla persona del distretto di Mariano Comense, e insegna alla Bocconi e alla Scuola superiore di pubblica amministrazione. Non ha abbandonato il mondo dello spettacolo, incaricandosi, nei primi anni '90, della direzione artistica di alcuni locali che programmano musica dal vivo e cabaret e avvicinandosi al teatro con la produzione, per un circuito amatoriale, delle commedie di Eduardo De Filippo ("un vero maestro di vita", dice).

E quando può torna a Sanremo, dove incontra gli amici degli anni passati e ascolta musica che giudica sempre interessante, e dove si è trovato, quest'anno, a discuterne con gli studenti. "Il Festival viene criticato da sempre e sempre con gli stessi argomenti, ma la realtà è che è di gran lunga la manifestazione musicale più importante d'Italia e forse d'Europa, seguita davvero in tutto il mondo. Anche le critiche continue non fanno che sostenerne e confermarne la popolarità. Perché Sanremo..... è Sanremo!".