Regole e valori la ricetta contro la mafia
Il fatturato che le mafie producono, o meglio sottraggono, è secondo dati di Bankitalia pari al 10% del pil nazionale. La rete di attività che le organizzazioni criminali abbracciano va da quelle delle origini, legate alla terra e all'attività edilizia, alle più sofisticate e redditizie operazioni finanziarie. Una mafia, e con ciò intendendo soprattutto Cosa nostra siciliana e la 'ndrangheta calabrese, che non fonda la sua forza solo sull'apparato militare, che altrimenti lo Stato avrebbe trionfato da tempo, ma su un'ampia rete di connivenze e di consenso sociale. Sono questi alcuni dei concetti emersi durante la Lectio Magistralis di Giuseppe Pignatone, procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, in occasione della Lezione Giorgio Ambrosoli "Criminalità, economia e legalità: il Nord e il Sud", svoltasi all'Università Bocconi e organizzata dalCentro Paolo Baffi sulle Banche Centrali e sulla Regolamentazione Finanziaria in collaborazione con l'Associazione civile Giorgio Ambrosoli. All'incontro, introdotto dal rettore Guido Tabellini, che ha ricordato come "la tutela della legalità è particolarmente importante in un momento come questo, cruciale per il nostro paese", hanno preso parte Umberto Ambrosoli, della Fondazione Ambrosoli, e Donato Masciandaro, direttore del Centro Paolo Baffi.
"La realtà criminale coinvolge ogni settore della nostra attività", ha ricordato Ambrosoli, "e proprio per questo è molto importante che ciascuno di noi faccia quello che può, quando può, in qualsiasi contesto. Perché la virtù civile, di cui oggi celebriamo la Giornata, non deve essere vista come qualcosa, come successo nel caso di mio padre, destinato necessariamente a conseguenze tragiche".Conseguenze tragiche che però, seppure in maniera diversa, hanno accomunato Ambrosoli e Baffi, come ha ricordato Donato Masciandaro, "a causa del loro assoluto rispetto delle regole e dei valori, che sono fondamentali perché favoriscono la crescita. Da noi non ci sono soltanto il bianco e il nero, l'economia legale e quella criminale. Purtroppo", ha proseguito l'economista della Bocconi, "è ampia la zona grigia, quella dove troviamo l'economia illegale, irregolare, sommersa, che sono 'un po' meno' di quella criminale ma sono contigue. Ognuno di noi può decidere se rispettare o no una regola".
Le mafie sono radicate soprattutto al Sud, in zone ben precise, ma le loro ramificazioni raggiungono ormai ogni zona del Paese e anche oltre. Come ricorda il procuratore Pignatone, "in Italia abbiamo il top assoluto della criminalità organizzata. La vera forza delle mafie è il consenso sociale di cui godono, fondato sulla paura e sul rispetto, il loro tessuto di relazioni che permette, faccio l'esempio di Rosarno, a non più di 250 mafiosi di condizionare la vita di un paese di 15 mila abitanti ricorrendo solo raramente alla violenza. Il cittadino in queste realtà non ha mai diritti, ma deve solo chiedere favori".
Tra le categorie maggiormente in contatto con le organizzazioni criminali vi è quella degli imprenditori: "Gli imprenditori vengono avvicinati attraverso il sistema della tangente", spiega Pignatone, "e sono particolarmente importanti per due motivi nell'ottica mafiosa: consentono di investire i proventi illeciti e permettono ai mafiosi di entrare in contatto con ambienti professionali, politici e giudiziari ai quali altrimenti non avrebbero accesso". L'imprenditore, però, non è sempre una vittima. Talvolta il sistema viziato conviene anche a lui. "L'imprenditore scende a patti con la criminalità perché, dato per scontato che deve pagare la tangente, in questo modo otterrà protezione, vincerà più appalti, non avrà problemi con i sindacati", ricorda il procuratore. "Sarebbe giusto, oltre alla black list degli imprenditori collusi, creare anche la white list di quelli che invece rispettano le regole e perciò da privilegiare, attraverso per esempio l'assegnazione di appalti pubblici. Un sistema parallelo punitivo e premiale".
L'incontro è stato anche l'occasione per assegnare a Francesca Savini, studentessa di Fabriano iscritta al primo anno del Corso di laurea in economia e finanza, la Borsa di studio Giorgio Ambrosoli, assegnata dall'Associazione dopo un'accurata selezione di 18 candidature.