Quella mafia che parla milanese
Cosa Nostra, 'ndrangheta, camorra sono tutt'altro che un problema esclusivo del sud Italia. Decenni di inchieste e arresti dimostrano come le organizzazioni criminali si siano radicate in profondità nel tessuto economico e sociale del nord Italia. Nando Dalla Chiesa, presidente onorario dell'associazione Libera, ha tracciato una mappa molto chiara della presenza mafiosa nelle regioni abbracciate dal Po durante il quarto incontro del corso "Mercati e criminalità organizzata: una questione nazionale", coordinato dagli ordinari Bocconi Michele Polo e Donato Masciandaro nell'ambito dei corsi interdisciplinari organizzati da Sapere a tutto campo, il progetto dell'università che mira a una formazione culturale multidisciplinare degli studenti.
"Si tratta di un corso nato da una duplice sollecitazione", spiega Michele Polo. "Da un lato il tema, che la Bocconi sente come urgente, del rispetto delle regole e della cultura della legalità; dall'altro, il coinvolgimento della nostra università, insieme alle altre milanesi, nell'iniziativa che l'associazione Libera di Don Ciotti sta portando avanti sui temi della presenza delle organizzazioni criminali nel nord e in particolare in Lombardia". Le zone a maggior presenza, ha spiegato nel suo intervento Dalla Chiesa, "sono il ponente ligure, la provincia di Torino e quella di Vercelli e la Lombardia occidentale. E vi sono presenze significative anche in alcune aree dell'Emilia e sulla riviera romagnola, mentre sono più sporadiche in Veneto". Una mappa che è stata il preambolo di una lezione durante la quale il sociologo e scrittore ha ricostruito le fasi e le strategie di espansione nelle regioni del Nord delle organizzazioni criminali e, in particolare, del rafforzamento della mafia calabrese rispetto a quella siciliana, negli ultimi decenni, in Lombardia. Ribadendo, tra l'altro, che l'istituto del confino non sia che una delle motivazioni dell'arrivo della mafia al nord. "L'altra è che il boss non si sposta solo perché obbligato dallo stato, ma perché trova occasioni da cogliere". Affari da fare, un tessuto imprenditoriale da penetrare, singole trame della società che evidentemente hanno tratto vantaggio dalle offerte mafiose. "Non solo intimidazione, ma scambio di utilità", spiega Dalla Chiesa. Il presidente onorario di Libera racconta dei 'coni d'ombra' rappresentati dal terrorismo negli anni Settanta, di Tangentopoli e delle stragi dei primi anni Novanta, che hanno permesso alle organizzazioni mafiose di veder spostata l'attenzione dello stato, permettendo loro di prosperare. Spiega come la caduta del muro di Berlino abbia rappresentato un'occasione d'oro per la 'ndrangheta mentre ha ridotto il peso di Cosa Nostra. Ribadisce come la strada da perseguire, "e che è stata perseguita con successo nelle regioni del sud che si sono mobilitate", è quella di togliere alle organizzazioni mafiose l'arma dell'invisibilità. L'intervento di Dalla Chiesa è stato il quarto del corso. Il programma affronta la penetrazione della criminalità al nord sotto due macrodirettrici. Una prima parte di incontri ha discusso delle regioni settentrionali come area privilegiata di reinvestimento dei capitali mafiosi, che ha visto due interventi di Donato Masciandaro focalizzati sul tema del riciclaggio, del ruolo delle banche e dei mercati finanziari, e un intervento di Polo e Alberto Alessandri sull'impatto dei capitali illeciti e delle organizzazioni criminali sui mercati legali. Polo: "Un impatto che crea da un lato un vantaggio competitivo per le imprese mafiose e dall'altro spinge le imprese lecite che sono con loro in competizione ad avvertire il rispetto delle regole come un costo". Si crea in questo modo "un mondo che non si divide più tra il bianco del rispetto della legalità e il nero della criminalità, ma tra tutta una serie di zone grigie".La seconda parte del corso sarà invece dedicata al nord Italia come area di offerta di attività illegali, con un intervento del pm Paolo Storari sui settori interessati dal riciclaggio, uno di Antonio Massarutto (Iefe Bocconi) sullo smaltimento illegale di rifiuti, e con quello di Antonio La Spina (Università di Palermo) sui meccanismi del pizzo. Che l'interesse per il tema del radicamento e delle strategie delle organizzazioni mafiose in regioni diverse da quelle storiche sia non solo di attualità, ma anche di grande interesse tra gli studenti della Bocconi, sembra confermato dalla presenza a questi incontri. Le iscrizioni al corso hanno fatto registrare il tutto esaurito. Mattia Lari e Silvia Casagrande, studenti del Cleacc, ci tengono al risveglio dell'attenzione e delle coscienze nella loro generazione. Mattia: "È necessario aprire gli occhi su come stanno veramente le cose nella realtà di oggi e capire cosa possiamo fare per cambiarla". Silvia: "Ho avuto un confronto con alcuni colleghi del sud su questi temi e mi piacerebbe capirne di più. Nelle nuove generazioni c'è spesso disinteresse verso questioni più complesse e profonde come la politica o la penetrazione della criminalità". Aggiunge Massimiliano Galli, terzo anno del Cles: "Questo corso permette di capire i modi in cui la mafia penetra tutti i settori economici se manca una forte attenzione e un forte rigore da parte dell'autorità. Senza il controllo costante dell'autorità, il bianco tende al grigio e poi al nero".