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Lo studentesso Elio sale in cattedra all'Mba

, di Andrea Celauro
Il cantante degli Elio e le storie tese, ospite dell'opening week del corso SDA Bocconi, racconta l'Italia agli stranieri
Elio (foto di Paolo Tonato)

È felice di essere stato invitato, anche perché "abito a 500 metri da qui quindi è stato facilissimo arrivare, molto più che se avessi dovuto andare al Politecnico". L'ironia è quella di Elio, leader degli Elio e le storie tese, chiamato da Gianmario Verona a raccontare, nell'ambito delle attività della opnening week dell'Mba, un po' di sé e dell'Italia ai molti stranieri che compongono la classe 2013-2014 (gli 87 studenti provengono da 28 paesi). E, va da sé, l'incontro non poteva che trasformarsi in un one man show, rigorosamente in inglese, dell'artista milanese.

"Perché Elio? Perché desideravamo che a parlare dell'Italia e degli italiani fosse un personaggio che non appartiene alla business community", ha spiegato, introducendolo, Verona. Detto fatto, Elio si è prestato a raccontare, tra il serio e il faceto, del successo più che trentennale degli Eelst, della cultura a Milano, dell'italiano medio e, chiaramente del mercato musicale e dei talent show.

"Il segreto del nostro successo ovviamente non ve lo dico, altrimenti che segreto sarebbe", ha esordito Elio. "Posso dirvi che, formando questo gruppo, ho deciso di occupare una nicchia che allora era ancora libera". Già, ma fin da subito, incalza Verona, il loro gruppo si è caratterizzato per la qualità della musica. "Ho scelto persone che condividessero con me lo stesso obiettivo: originalità e qualità", spiega Elio. "Il nostro segreto, se tale può essere, è di legare parole molto stupide a musica molto complessa".

Visto che la platea è di studenti Mba, ci si concentra sugli argomenti core del team management. Come gestiscono il lavoro in gruppo gli Elio e le storie tese? "Con gli avvocati", scherza. "Ogni volta che abbiamo una discussione ricorriamo agli avvocati e così siamo riusciti a rimanere insieme per tanti anni".

Sugli italiani, Milano (e la cultura a Milano), l'ironia vira verso l'amarezza. "Venti anni fa abbiamo scritto 'La terra dei cachi', una parodia della situazione italiana, ma oggi la situazione è perfino peggiorata. Ci chiedono tutti di scrivere un'altra canzone sullo stesso genere, ma noi siamo come Paganini, non ripetiamo". Di Milano spiega che "è una palestra di vita, se ce la fai qui, ce la fai dovunque, perché è una città nella quale è difficile fare tutto". E dove la cultura è morta. "Oggi abbiamo il fashion. Dobbiamo combattere perché la cultura rinasca a Milano".

Un momento dell'incontro con gli studenti. A sx, Gianmario Verona, direttore dell'Mba

Lo stesso dipinto a tinte fosche vale per il mercato musicale, dove, secondo Elio, "la creatività è morta e il mercato è appunto tale: un luogo dove non si crea più, ma nel quale si produce per vendere".

Da lì, il passo verso l'esperienza dei talent show è breve, ma su questo Elio ha come uno scatto di orgoglio: "X-Factor è il talent di livello più alto in Italia", dice. "Tanto che Simon Cowell, il produttore del format, porta il caso italiano come esempio nelle convention del programma".

Tra una battuta e un video, perché gli interventi di Elio sono puntellati da una serie di filmati delle performance degli Eelst, come quelle a San Remo del 1996 e del 2012, l'incontro si chiude con un consiglio ai ragazzi. Che vale per la musica, ma che in fondo si estende a tutto: "È meglio lavorare con l'obiettivo della qualità, perché magari non vendi molti dischi, ma continui a lavorare per molti anni".