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L'idraulico della citta' e altri aneddoti

, di Luigi De Paoli - senior professor di economia e politica dell'energia
Acqua. Due modi per raccontare una risorsa unica

Sarà per la sua ubiquità o per la sua essenzialità, comunque è certo che tra le risorse naturali l'acqua è quella che attira più attenzione. E i due libri appena usciti che qui segnalo, di capacità di sedurre e guidare il lettore nel mondo dell'acqua ne hanno davvero in abbondanza. Il libro di Charles Fishman, La grande sete (Egea, 2011), può essere letto come un grande viaggio alla scoperta di mille curiosità sull'acqua. Una chicca tra le tante contenute nel volume: sapevate che quando beviamo è probabile che quell'acqua sia già stata bevuta (ed espulsa) molte volte da altri esseri viventi? Ebbene Fishman ci guida a stimare con lui la quantità d'acqua bevuta da tutti gli animali vissuti finora sulla Terra per arrivare al sorprendente risultato che questa quantità è pari a circa mille volte l'acqua liquida esistente sul pianeta. Ma la cosa che interessa di più all'autore è mostrare come è affrontato il problema dell'uso e della fornitura di acqua nel mondo di oggi. Nelle società opulente siamo abituati a considerare l'acqua abbondante, sicura, poco costosa. Ma, ci avverte Fishman, "l'età dell'oro dell'acqua sta rapidamente volgendo al termine". Nel suo viaggio intorno al mondo Fishman si è interessato soprattutto alla situazione americana e in particolare al suo uso in zone aride come Las Vegas o la Imperial Valley della California, una zona praticamente desertica dove però, grazie all'acqua fatta pagare a prezzi irrisori, si coltivano ortaggi. Perché questo accade? È razionale che sia così? Potrà continuare in futuro? Fishman ha trovato una risposta al quesito in Australia da un "economista dell'acqua" di Adelaide, "la capitale più arida dello Stato più arido del continente più arido del mondo" il quale spiega al lettore perché e come "il mercato può essere la soluzione migliore, più intelligente, più veloce e più equa per distribuire l'acqua, soprattutto quando si vive una situazione di crisi".

Ed è proprio dal dilemma stato-mercato, pubblico-privato che parte il libro di Antonio Massarutto, Privati dell'acqua? Tra bene comune e mercato (Il Mulino, 2011). Anche il libro di Massarutto, sebbene scritto da un economista che non rinuncia a fare il suo mestiere, si legge come un romanzo per il brio con cui è scritto e la ricchezza di rimandi a situazioni concrete. È indubbio che il volume nasca dalla discussione cha ha preceduto i due referendum sull'acqua. Lo sforzo che fa Massarutto è quello di de-ideologizzare il dibattito riportandoci con i piedi per terra. Non a caso si ribadisce che il problema non è quello della proprietà dell'acqua, ma quello dei "servizi idrici" e di chi li fornisce, che Massarutto non ha esitato a chiamare "l'idraulico della città". L'autore non si schiera né dalla parte di chi sostiene a priori che il pubblico sia meglio del privato né dei sostenitori a priori del contrario. Non c'è una superiorità dimostrata una volta per tutte. Bisogna vedere se e dove il pubblico funziona meglio o dove è vero il contrario, possibilmente usando dati non truccati o selezionati ad arte. Un punto invece sul quale Massarutto non ha dubbi e che lo accomuna alle tesi di Fishman è quello che l'acqua vada pagata, possibilmente da chi la usa. Solo così il suo uso potrà essere guidato da scelte razionali e si potranno fare gli investimenti necessari in impianti di captazione, reti di distribuzione e sistemi di depurazione. L'acqua è gratuita, ma portarla nelle case costa. E quello che paghiamo oggi in Italia è insufficiente per garantire che anche in futuro l'acqua continui a uscire dai rubinetti e sia di buona qualità.