Contatti

L’Europa che convince più della guerra

, di Barbara Orlando
Secondo una ricerca condotta da Ala Alrababah (Bocconi) e colleghi, nei conflitti secessionisti il sostegno dell’Unione Europea può influenzare l’opinione pubblica in tempo di guerra: in Ucraina, anche chi diffida di Bruxelles risponde al suo appoggio.

Negli ultimi tre anni, la guerra in Ucraina ha insegnato all’Europa una verità che la politica estera spesso dimentica: il potere delle armi è solo una parte del potere stesso. L’altra parte, meno visibile ma non meno decisiva, è l’influenza diplomatica.

In un continente in cui i confini non sono più garantiti solo da trattati o divisioni militari, le parole dell’Unione Europea possono avere un effetto significativo.

Non si tratta di un paradosso. Uno studio condotto da Ala Alrababah (Bocconi), insieme a Stephanie Wright e Rachel Myrick (Duke University), pubblicato sul Journal of Conflict Resolution, dimostra che le dichiarazioni ufficiali degli attori stranieri nei conflitti secessionisti possono influenzare profondamente l’opinione pubblica.

La ricerca, basata su un sondaggio condotto nel 2017 su oltre 2.400 ucraini, prima dell’invasione su larga scala da parte della Russia, ha verificato in che modo un ipotetico sostegno all’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk da parte dell’UE o della Russia avrebbe influenzato gli atteggiamenti.

Bruxelles influenza le opinioni, Mosca no

I risultati sono sorprendenti. Il sostegno dell’UE ha aumentato l’approvazione della secessione del 33% nel Donbas controllato dall’Ucraina e del 39% nel resto del Paese rispetto al gruppo di controllo. Il sostegno russo, al contrario, non ha influenzato gli atteggiamenti al di fuori della regione del Donbas controllata dall’Ucraina.

“Tra gli ucraini che non erano favorevoli all’Unione Europea, l’ipotetico sostegno dell’UE ha aumentato il sostegno alla secessione”, spiega Ala Alrababah, assistente professore di Scienze Politiche all’Università Bocconi.

Questa scoperta, aggiunge, “potrebbe suggerire che le persone associano l’appoggio dell’UE a potenziali benefici materiali o aiuti, non necessariamente all’allineamento politico”.

Al contrario, le parole del Cremlino non riescono a smuovere l’opinione pubblica. “Per gli ucraini, la Russia era già vista come lo sponsor implicito dei separatisti. Un sostegno formale non ha aggiunto nulla di nuovo”, afferma Alrababah. 

Il potere della credibilità

La conclusione, sostengono gli autori, è che la credibilità stessa è una forma di influenza nei conflitti territoriali.

“I nostri risultati dimostrano che il sostegno da parte di attori internazionali può cambiare il modo in cui le persone valutano i costi e i benefici della secessione, anche nelle zone di conflitto”, osserva Alrababah.

“Quando gli appoggi non sono percepiti come credibili o nuovi, non riescono a spostare l’opinione pubblica”, aggiunge.

Lezioni per un’Europa sotto pressione

Il caso ucraino, scrivono gli autori, offre una lezione più ampia. “L’opinione pubblica può reagire ai segnali esterni, cambiando il modo in cui le persone vedono il compromesso territoriale a seconda di chi parla e con quale autorità”, afferma Alrababah.

“I nostri risultati evidenziano che le dichiarazioni internazionali possono influenzare il modo in cui i cittadini percepiscono i territori contesi. Sebbene la nostra indagine sia antecedente al conflitto attuale, i risultati suggeriscono che le parole di Bruxelles o Mosca possono influenzare la disponibilità dell’opinione pubblica ad accettare un accordo di pace”, conclude.

ALA ALRABABAH

Università Bocconi
Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche